Caro bollette: «Con decreto Sostegni ter spallata a rinnovabili in favore delle fossili»

«Se il senso del decreto è quello di aiutare le imprese strette nella morsa dei prezzi energetici (impazziti a causa delle tensioni geopolitiche e di mercato che riguardano il gas), non stiamo andando nella giusta direzione». Lancia l’allarme il distretto produttivo pugliese delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica “La nuova energia”.

Le risorse, per 1,7 miliardi complessivi, stanziate con il decreto Sostegni ter, «arrivano esclusivamente dalle aste dell’Emissions Trading, che dovrebbero servire per la transizione ambientale e con le quali, invece, si fa cassa senza alcun criterio “ambientale”. Nulla viene detto inoltre su un aspetto che risulterebbe decisivo per il contrasto al caro bollette: quello dell’eliminazione dei Sad (Sussidi ambientalmente dannosi), che valgono circa 20 miliardi di euro», si legge in una nota.
Per il presidente del distretto Beppe Bratta, sembra che l’intenzione sia quella di «penalizzare il settore delle rinnovabili: all’interno del decreto infatti non ne viene fatta menzione alcuna, così come nulla vien detto né sui profitti extra dei produttori di energia elettrica che utilizzano il gas (con contratti di approvvigionamento a lungo termine tuttora in vigore), né sui produttori di gas, veri beneficiari di questa esplosione del prezzo di mercato».
Tutto questo, sottolineano dal distretto, accade alla fine di un anno, il 2021, in cui sono stati spesi fiumi di parole in nome della transizione energetica e che ci ha lasciati in attesa di semplificazioni alla burocrazia “green” e dei decreti attuativi o circolari. «Basti pensare al decreto FER2 in attesa da oltre due anni – continua Bratta –  al decreto sul biometano di cui girano bozze da mesi o al perfezionamento della definizione dell’agri-voltaico». 
Nella strategia da attuare contro il caro bollette, per “La nuova energia” vera assente è una seria proposta sulla riduzione dei consumi di gas tramite significative azioni di efficientamento energetico.
«Tutto ciò non è tollerabile – conclude Bratta – non solo perché si sta mettendo in serio pericolo la sostenibilità delle aziende green e i relativi investimenti sulle rinnovabili, ma anche e soprattutto perché sembra sempre più certo il mancato raggiungimento al 2030 degli obiettivi di riduzione di emissioni di gas serra e di produzione di energia rinnovabile».

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