Un secolo dopo la costruzione, tornerà operativa la sezione femminile del carcere di Bari, in ristrutturazione da 8 anni ma ancora inagibile, “l’unica area – si legge sul sito del ministero della Giustizia – che ha mantenuto la conformazione originaria”. Lo ha disposto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stanziando 166 milioni di euro per ristrutturare le carceri italiane.
La novità è emersa ieri mattina durante una riunione del Comitato interministeriale sull’edilizia carceraria, grazie al riparto effettuato dai tecnici del dicastero di Porta Pia, guidato dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, sui propri capitoli dedicati. “Si tratta – si legge in una nota del Mit – di interventi importanti, alcuni dei quali attesi da anni, riguardanti la sicurezza degli istituti e il miglioramento delle condizioni di vivibilità, nonché l’adeguamento funzionale dei penitenziari. Le attività saranno affidate ai Provveditorati Interregionali, che avranno il ruolo di soggetti attuatori”. Nel periodo dell’emergenza Covid la sezione femminile di Bari ospitò l’isolamento dei detenuti affetti dal Coronavirus, ma una volta tornati alla normalità, richiuse le porte.
Nell’elenco dei beneficiari c’è il carcere di Bari al quale andranno 4 milioni di euro, ma anche l’Istituto penale per i minorenni di Lecce, per il quale c’è un milione e mezzo, e il carcere di Potenza (secondo stralcio di 260mila euro per i padiglioni penale e osservazione).
L’IPM di Lecce sorge all’interno di un’antica villa, nella periferia sud occidentale della città, in passato proprietà dei Marchesi Tresca. Nel 1953, in seguito a donazione, la tenuta divenne proprietà di Don Antonio Di Lecce, parroco della Chiesa di Santa Maria della Porta, già impegnato nella cura e nell’assistenza di giovani in difficoltà. L’impegno dell’allora Procuratore di Lecce Carlo Mazzeo, indusse il Ministro guardasigilli dell’epoca, Michele De Pietro, ad acquistare la struttura per la realizzazione di un centro di “rieducazione minorile”, anticipando la legge in materia del 1956. Sorse, quindi, a Lecce la prima struttura pubblica per minori. In data 1 maggio 1954 avvenne l’inaugurazione di ciò che da più parti fu considerato un istituto pilota.
L’anno successivo entrò in funzione il cosiddetto “Istituto di Osservazione” e nel 1956 l’annessa “Casa di rieducazione”. In un breve arco di tempo, l’Istituto ottenne la “Sezione a custodia preventiva”, affiancata nel 1981 dalla “Prigione scuola”. Nel 1980 il complesso si arricchì di una nuova struttura detentiva denominata “Secondo padiglione”. Attualmente si compone di due sezioni detentive (una a custodia cautelare, una a condanna definitiva).
Per quanto riguarda, poi, la casa di reclusione di Potenza, già nel 2020 una visita dell’associazione Antigone aveva accertato le problematicità dell’istituto, rimaste costanti negli anni, di carattere strutturale: “l’Istituto è stato consegnato nel 1957 e non è mai stato integralmente ristrutturato – avevano denunciato – la direzione ormai da qualche anno procede alla ristrutturazione di alcune sezioni, in particolar modo delle docce, per allargarle e aumentarle, ma questi lavori comunque non adeguano l’edificio al regolamento del 2000”.