L’Italia non è un Paese attrattivo per i talenti e, al suo interno, il Mezzogiorno è in coda all’Europa. Fa un po’ meglio la Puglia ma collocandosi comunque in fondo alla classifica. È quanto emerge da un dossier realizzato dalla Fondazione Nord Est che prende in esame tutte le aree regionali del Vecchio Continente attribuendole un valore, il Regional Attractivness Index, che tiene conto di ventisei parametri legati alle opportunità per gli under 40 laureati. Valle d’Aosta, Campania, Sicilia e Calabria sono le uniche regioni italiane a collocarsi in ultima fascia.
Il resto del Sud, Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata e Puglia, con un indice tra 30 e 40, si colloca in quarta e penultima fascia insieme a gran parte delle regioni del Centro Italia: Toscana, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano e Abruzzo. In terza fascia arrivano Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Liguria e Umbria ma quello che più colpisce è che nessuna regione italiana si colloca in una delle prime due fasce. Un risultato che mostra tutte le difficoltà del sistema Paese di essere attrattivo per chi ha voglia di mettere a frutto fino in fondo il proprio talento.
Il risultato è che in undici anni, dal 2011 al 2021, l’Italia ha perso più di 111 mila laureati con età inferiore ai 40 anni a favore degli altri Paesi del continente. Il primo fattore a convincere i giovani ad andare via sono i bassi redditi. “L’Italia è su un gradino più basso ed è caratterizzata da una forte dispersione di risultati regionali, che rispecchia il grande divario nei livelli di attrattività di talenti tra le regioni del Nord e quelle del Sud, in cui le differenze di reddito tra le due aree giocano un ruolo rilevante: il basso reddito è un fattore importante che spinge ad andarsene a cercare migliori opportunità altrove”, si legge nel report.
Secondo i recenti dati dell’Istat, nel 2022 poco meno di un quarto della popolazione italiana (24,4%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, quasi come nel 2021 (25,2%). Rispetto all’anno precedente, nel 2021 i redditi familiari medi in termini reali (esclusi gli affitti figurativi e considerando la variazione media annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo pari a +1,9%) sono diminuiti solo nel Mezzogiorno (-1,7%) mentre sono cresciuti in modo significativo nel Nord-est (+3,3%) e al Nord-ovest (+2,5%), rimanendo sostanzialmente invariati al Centro. Tutti elementi che delineano l’aumento della forbice territoriale, con un Nord e un Sud sempre più distanti in merito alle opportunità per i giovani.