Capaci, trent’anni fa: tragedia annunciata. Parla Maria Falcone: «Vollero la strage, svegliarono le coscienze»

Il 18 maggio scorso il giudice Giovanni Falcone avrebbe compiuto 83 anni, ne aveva 53 quando la violenza stragista della mafia lo uccise facendo saltare in aria un tratto di A29, l’autostrada Trapani-Palermo, all’altezza dello svincolo per Capaci.

Era il 23 maggio del 1992. In quello scenario da attentato di guerra assieme al magistrato persero la vita sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Domani l’Italia tutta ricorderà quella che per Falcone era “una tragedia annunciata”. E la Puglia lo farà con la consapevolezza di aver perso insieme a due punti di riferimento irrinunciabili della giustizia italiana (anche Morvillo era una magistrata, e peraltro è l’unica donna magistrata uccisa in Italia), tre figli della sua terra. Vito, Rocco e Antonio, gli uomini della loro scorta, erano originari rispettivamente di Ostuni, Triggiano e Calimera.

Vite spezzate che per le rispettive famiglie non saranno mai ricordo o memoria, ma molto di più. Per i figli, le mogli, i genitori e le sorelle, insieme al dolore anche l’impegno di trasmettere i valori che hanno animato esistenze rigorose e coraggiose.

Maria Falcone, sorella di Giovanni, professoressa di diritto alle scuole superiori, madre di quattro figli, è diventata per una tragica fatalità ambasciatrice di legalità, e dai giorni che seguirono l’esplosione di Capaci, non si sottrae all’impegno di raccogliere l’eredità del fratello e perpetuarne la memoria. Tutto lo si deve ad un biglietto lasciatole da un palermitano di Ballarò: “C’era scritto che la mafia aveva pensato di uccidere Giovanni, ma che invece aveva solo svegliato le coscienze”, racconta Maria Falcone. “Per me fu uno stimolo a non chiudermi nel mio dolore e reagire. Decisi pochi giorni dopo – spiega – di lavorare alla creazione di una fondazione che avesse come scopo custodire la memoria del lavoro di mio fratello”. Nacque così la fondazione Falcone costituita con il contributo morale e ideale di tanti amici e colleghi del giudice come Giuseppe Ayala, ex pm, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello, membri del pool antimafia, l’ex giudice a latere del maxiprocesso Piero Grasso.

Da allora Maria Falcone non si è mai fermata e ha girato l’Italia in lungo e in largo, assumendo anche un incarico istituzionale del ministero “Sapevamo che la scuola era l’ambito più importante su cui lavorare per sconfiggere la mafia- spiega -. Come diceva Bufalino, Cosa nostra si vince con un esercito di maestre”.

Dall’esplosione di Capaci sono trascorsi 30 anni, il tempo di una generazione, il momento giusto per un bilancio. “Ovviamente la mafia non è sconfitta – ne è certa Maria Falcone – ma tanto è stato fatto: culturalmente, giudiziariamente con gli arresti e le condanne di tantissimi mafiosi, legislativamente con le norme antimafia che ci rendono un modello nel mondo”. “Non dobbiamo mai distrarci perchè la mafia ha la capacità di riprendersi quel che le abbiamo tolto – conclude la sorella di Falcone -. Ma sono convinta che non abbia vinto e che il lavoro di Giovanni non sia stato vano”.

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