L’abbandono degli animali domestici non conosce crisi. Le ultime due segnalazioni in ordine di tempo arrivano dal Canile sanitario di Bari. I volontari hanno presentato in Procura una denuncia contro una coppia che ha deciso di abbandonare il proprio meticcio e hanno accolto nella loro struttura due cani abbandonati dagli occupanti del campo Rom di Japigia.
«Gli abbandoni si verificano tutto l’anno con la stessa intensità, non è vero che aumentano durante il periodo estivo. Riceviamo ogni giorno dalle sette alle dieci richieste di consegna di animali da parte di persone che non possono più tenerli o se ne vogliono “sbarazzare” – spiega Patrizia Giaquinto, responsabile del Canile sanitario – Abbiamo una media annua di 250-320 ingressi, quasi uno al giorno. Iniziamo a soffrire una carenza di posti».
Anche in questo caso il Covid ha causato un peggioramento. Con la pandemia sono esplose le richieste di rinuncia alla proprietà. «Questo aspetto non andrebbe banalizzato – precisa Giaquinto – non è solo comodità: la gente ha preso il cane per compagnia durante il lockdown e poi lo ha abbandonato. Con la pandemia sono saltati molti equilibri: economici, sociali e familiari. In questo contesto viene sacrificato l’elemento più debole cioè l’animale domestico. Si sono rafforzati il senso di sopravvivenza e di egoismo».
La legge italiana prevede il reato di abbandono e maltrattamento di animale. Ma le sanzioni contro i padroni negligenti non sono un vero deterrente, anche a causa dei tempi lunghi della giustizia e degli scarsi controlli sui microchip. «La gente sa che l’abbandono è un reato, ma sanno anche che i tempi della giustizia in Italia sono molto lunghi e che difficilmente subiranno delle conseguenze per le loro azioni – prosegue Patrizia Giaquinto – Noi denunciamo sempre quando abbiamo le prove, ma raramente sappiamo come vanno a finire le denunce. La polizia locale è tenuta a fare i controlli sui microchip obbligatori per gli animali domestici, ma avvengono a campione, quando invece andrebbero eseguiti a tappeto per rilevare le irregolarità».
Le adozioni non riescono a tenere il passo con i nuovi ingressi e il randagismo viene alimentato costantemente da diversi soggetti. Con le persone che preferiscono adottare da cucciolate private piuttosto che rivolgersi al canile. «Le nostre adozioni sono estremamente controllate, mettiamo il benessere dell’animale al primo posto – continua Giaquinto – e in tanti preferiscono evitare documentazioni e regolamenti per prendere cani dai privati, spesso senza microchip. Un ulteriore incentivo per i futuri abbandoni».