Dopo il sit-in del 24 agosto, sabato prossimo le sigle ambientaliste brindisine scenderanno di nuovo in strada creando una catena umana sul lungomare contro il progetto del deposito di gas naturale che Edison vorrebbe iniziare a costruire tra un paio di mesi a Costa Morena.
Intanto sul caso si registra una frattura nel fronte sindacale. Le sigle “tecniche” Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uil-Tec hanno manifestato un’apertura al progetto, seppur a fronte di rassicurazioni ambientali, mentre altre voci all’interno della Cgil, ad esempio, Camera del Lavoro, l’area Le radici del sindacato e lo stesso segretario provinciale Antonio Macchia, continuano a sostenere la totale contrarietà al progetto e aderiscono alla catena umana di sabato.
Per le associazioni che hanno organizzato la nuova protesta, Italia Nostra, Legambiente, Wwf Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, fondazione Tonino Di Giulio, Medicina Democratica, Salute Pubblica, No al carbone, No Tap/Snam Brindisi, il progetto del deposito «compromette la polifunzionalità del porto e una importante prospettiva economica, la logistica».
Per le sigle «il sindaco Marchionna tace, sostenendo di non avere competenze per affrontare una materia da cui dipende il futuro del porto mentre l’arcivescovo chiede un cambio di rotta per costruire lo sviluppo sostenibile del porto e della città e il presidente dell’autorità portuale Ugo Patroni Griffi definisce “ignorante” chi si oppone al deposito costiero di Gnl». Il fronte è stato definito dei “no a tutto”.
« Un abbraccio simbolico tra tutti i “brindisini ignoranti”», commenta Antonio Macchia della Cgil. Anche la Camera del lavoro di Brindisi sarà presente e sosterrà la catena umana promossa dalle associazioni sabato prossimo che abbraccerà tutto il lungomare, da piazza Vittorio Emanuele II sino a piazzale Lenio Flacco. «Ci uniremo in un abbraccio simbolico a difesa del porto, volano di sviluppo della città».
Per Cgil si tratta di un investimento che non è green e che rischia di azzerare la polifunzionalità del porto facendo anche da tappo allo sviluppo della logistica e vanificando l’investimento da 70milioni di Rfi che connette il porto alla ferrovia. La Cgil contesta anche la localizzazione del sito, per un impianto ad alto rischio di incidente rilevante inserito in una area in cui ne ricadono altri undici «e a ridosso della città che pone seri rischi per la sicurezza di tutti i brindisini». Peraltro, per l’area Le radici del sindacato, la ricaduta occupazionale, in confronto ad uno sviluppo polifunzionale del porto, è da considerarsi esigua, trattandosi di 20, massimo 30 unità lavorative.