Braccio di ferro sull’ex Ilva, Melucci sfida Morselli: «Fabbrica green o radicalizzeremo le posizioni»

Si discute del nuovo decreto sull’ex Ilva davanti alla commissione Industria del Senato (misure urgenti per i siti strategici nazionali) e si ripropone un violento braccio di ferro tra l’ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

La prima che chiede una norma ad hoc sul sequestro degli impianti (negato da procura e corte d’Assise nei mesi scorsi) per impedire di applicare la confisca ai siti strategici nazionali, il secondo pronto a rifare un’ordinanza di chiusura, come nel 2020, se necessario. Morselli vorrebbe anche scegliersi il tribunale amministrativo. Ha chiesto infatti «una centralizzazione» a Roma, cioè al Tar Lazio. Morselli ha infine chiesto che «le ordinanze contingibili e urgenti» emesse dall’autorità locale, cioè il sindaco, siano emesse di concerto con quella nazionale, cioè il ministero dell’Ambiente.

Insomma un tentativo di contrastare eventuali provvedimenti come quello di Melucci che nel 2020 ordinò la chiusura delle fonti inquinanti. Quell’ordinanza superò il vaglio del Tar Puglia ma fu bocciata a giugno 2021 dal Consiglio di Stato. «Sarei pronto a rifare l’ordinanza – ha detto Melucci ieri ai senatori – perché ogni volta che c’è un picco di emissioni questo colpisce la salute dei più piccoli e dei più fragili». Per il sindaco va trovato il giusto equilibrio tra le esigenze dell’impresa e della produzione ma «dopo anni di ingiuria all’ambiente, la produzione non può creare danni alla salute della persone e a Taranto».

Melucci ha spiegato chiaramente di essere contrario a trivelle, scudo penale e più in generale al “piano Morselli”. «Favorevoli alla transizione, contrari alla restaurazione, a qualsiasi prospettiva che appesantisca ancora il futuro di Taranto», ha spiegato. Il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci ha rispedito al mittente le ipotesi presentate negli ultimi giorni al ministro delle Imprese Adolfo Urso, dai nuovi impianti di estrazione offshore al largo del golfo di Taranto, alla ripartenza del cementificio. «È una prospettiva anacronistica. In quelle acque immaginiamo di realizzare un’area marina protetta».

Nessun salvacondotto, quindi, per iniziative che non tengano conto del nuovo corso intrapreso dal territorio. «Ci opporremo senza resa – ha concluso Melucci – così come ci opporremo a qualsiasi insediamento produttivo che non contempli la decarbonizzazione. Se non si farà acciaio green con forni elettrici, saremo costretti a radicalizzare le nostre posizioni. Proporre di riattivare il cementificio, per esempio, lì dove invece con la Regione immaginiamo di insediare un impianto per la produzione di idrogeno, è un’autentica provocazione che rigettiamo. Stiamo lavorando a un accordo di programma, che è cosa ben diversa dal “piano Morselli”, stiamo lavorando alla transizione, non alla restaurazione. È in questo percorso che troveranno risposte anche i lavoratori, in un modello di sviluppo diverso e sostenibile, non certo in un approccio industriale che ha già fallito, mostrando i suoi limiti».

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