Bollette, legge pugliese a rischio incostituzionalità. Accordi spetterebbero allo Stato

Rischia di trasformarsi in una clamorosa beffa la legge regionale contro il caro bollette approvata in aula martedì scorso. A dispetto dell’esultanza e delle dichiarazioni roboanti (prima norma in Italia per aiutare imprese e cittadini) si scopre che il testo è a forte rischio di costituzionalità.

Una “patacca”, in pratica, che prevede ristori ambientali e royalties sulla produzione di energia applicate su imprese ancora in attesa di autorizzazioni e permessi. Un obbrobrio giuridico insieme alla previsione di accordi ad hoc con le multinazionali e le aziende del settore energetico che, in base alla “scala gerarchica”, spettano esclusivamente allo Stato. Di qui le eccezioni mosse nel referto tecnico a dir poco perplesso firmato dall’ufficio legislativo del consiglio regionale.

Ma, come se non bastasse, spunta anche la difesa d’ufficio per le lobby del carbone salvate dall’emendamento che avrebbe esteso loro risarcimenti e prelievi applicati sul resto delle aziende energetiche.

L’assessore allo sviluppo Alessandro Delli Noci aveva sostenuto l’applicazione delle compensazioni anche alle aziende a carbone e fonti fossili, ma una maggioranza trasversale guidata dal Partito Democratico ha stoppato tutto.

A raccontare il retroscena il gruppo regionale di Fratelli d’Italia: «Ha ragione l’assessore allo Sviluppo Economico, Delli Noci, la Puglia si dota di una legge che punta a restituire in forma di compensazioni il peso che il nostro territorio sopporta, in termini anche ambientali, dalla presenza di impianti di energia da fonti fossili. Peccato però che non sia proprio così e per questo non abbiamo partecipato al voto finale. Una beffa di fronte all’inspiegabile muro alzato soprattutto dal Pd, ma anche da consiglieri civici, di fronte al nostro emendamento che prevedeva dettagliatamente le compensazioni nei confronti di coloro che producono energia da carbone (come la Centrale di Cerano di Brindisi) al pari dei produttori di energia da gas (Tap e Snam, per intenderci)». Di qui la conclusione: «Forse a qualcuno disturbava ricordare che nonostante tutte le belle parole sulla Puglia decarbonizzata, di fatto non è così?».

Gli fa eco sempre dall’opposizione il consigliere regionale Paolo Pagliaro, la Puglia Domani, che parla «di legge monca per un capriccio inspiegabile del centrosinistra. Un capriccio che eviterà i ristori sulle società che producono energia da fonti fossili sul nostro territorio, come la centrale termoelettrica Federico II di Cerano. Un impianto fra i più inquinanti d’Europa, che ha devastato l’ambiente e la salute dei salentini, producendo profitti enormi nelle casse di Enel e zero benefici per il territorio».

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