Un episodio che sembra piombato da decenni, secoli fa, e che invece è capitato soltanto alcuni giorni fa a Bisceglie. Protagonista dell’accaduto bieco è Erika Galassi, ragazza transgender biscegliese, aggredita verbalmente e fisicamente con uno schiaffo e con lanci di tavolini e sedie in un bar della città da un uomo, secondo le ricostruzioni, in stato di ebbrezza. Raccogliamo, a tal proposito, le dichiarazioni del presidente nazionale Arcigay, Luciano Lopopolo, anch’egli biscegliese, cui chiediamo a che punto siamo sotto il profilo dei diritti garantiti in Italia: «Stando all’ultimo rapporto Ilga Europe la situazione italiana è preoccupante: è è l’unico Paese occidentale a non avere il riconoscimento del matrimonio egalitario. Abbiamo un istituto ad hoc, come quello delle unioni civili monco, però, della stepchild adoption. Non abbiamo una legge contro l’omotransfobia. Il terribile applauso finale all’affossamento del ddl Zan dimostra che il Paese legale è distante dal Paese reale, lo dimostrano gli oltre 50 pride con una partecipazione impressionante in tutta la Penisola. Purtroppo non fa eccezione la Puglia, dove sia nella scorsa legislatura, sia in questa, si continua a discutere di una legge regionale contro l’omotransfobia ma tutto rimane bloccato quando si parla di diritti civili. Chiaramente è un blocco culturale».
Come nasce e come valuti l’episodio avvenuto a Erika?
«Questi episodi nascono da una cultura di stereotipo e di pregiudizio che diventa discriminazione e odio verso le differenze. La violenza omotransfobica poi si manifesta con un certo livore. Erika racconta di essere stata aggredita per ragioni d’identità sessuale. Si tratta di fatti scarsamente denunciati perché le vittime temono ritorsioni, temono di non essere credute. Nel racconto di Erika emerge quanto in una comunità accogliente come quella di Bisceglie ci sia ancora molto da fare nell’educazione alle differenze. Esistono sacche di cultura patriarcale che non riesce a elaborare su questo tema».
Dall’incontro tra Lei, Erika e l’assessora alle politiche sociali Roberta Rigante cosa è emerso?
«L’incontro è stato voluto dalla Commissione Pari Opportunità del Comune, da Arcigay, del Centro Anti Violenza Save Trani-Bisceglie. Abbiamo ascoltato la storia di Erika, le abbiamo messo a disposizione i servizi volontari e gratuiti dell’associazione come il supporto legale e il sostegno psicologico proprio perché la discriminazione è un’esperienza che prova a 360 gradi, è devastante soprattutto in una persona Lgbt che si conquista il suo spazio sociale in tanti anni e che, da un momento all’altro, se ne vede privata».
Per chi volesse contattarvi?
«Basta contattarci sui nostri profili social o inviare una mail a bat@arcigay.it per attivarci con il nostro sportello di ascolto, servizio offerto con l’Agedo gratuitamente. Abbiamo rapporti sinergici con i Cav competenti di zona, con il Save di Trani, con l’Osservatorio ‘Giulia e Rossella’ de ‘Riscoprirsi”.