In Italia c’è ancora tanto da lavorare per l’accettazione del genere. Le discriminazioni partono da menti ostinate che non hanno il coraggio di vedere oltre e se il fenomeno dell’omotransfobia dilaga, a volte silente, altre con il coraggio della denuncia, poco o nulla si muove sul piano politico per poter tutelare la propria identità di genere. A raccontarlo è Erika Galassi, l’attivista biscegliese vittima la scorsa estate di un episodio di violenza: aggredita e insultata in un bar della città di Bisceglie per motivi legati alla sua identità sessuale.
Erika Galassi, dopo la denuncia dell’aggressione cosa è successo?
«Sono passati tre mesi e penso tutti i giorni a quello che mi è successo. Sono stata davvero malissimo, ho pensato anche a cose non belle. È questa la realtà. Oggi nel mio piccolo cerco di dar voce a tutti coloro che non ce l’hanno. Ora va un po’ meglio, ma inizialmente ho sentito il mondo crollarmi addosso, tutto ciò che avevo costruito su di me, quella persona è stata capace di seppellirla, è stato umiliante».
In Italia urge una legge contro l’odio omotransfobico, perché c’è ancora tanto silenzio?
«Vessare senza pensarci due volte purtroppo è il modus operandi di molti. Queste persone esistono e sono più di quelle che noi in realtà pensiamo. Personalmente non avrei mai immaginato di vivere quest’esperienza. Non lo auguro a nessuno, neanche al mio aggressore stesso. Credo che ci sia tanta ignoranza di base nel momento in cui si giudica, si commette un atto di bullismo, nel mio caso transfobico, e devi essere molto forte per affrontarlo. C’è chi invece non ce la fa. C’è chi cade in depressione. L’omofobia può portare a gesti inconsulti, come le cronache recenti ci raccontano. Bisogna trovare il coraggio di reagire, ma non sempre si ha la forza. Purtroppo i politici non capiscono quanto sia importante essere tutelati, quanto sia essenziale per sentirci più sicure e protette».
Ha fiducia in quello che farà su questo argomento il nuovo governo?
«Ho i miei dubbi che cambierà qualcosa. Onestamente temo che si facciano davvero passi indietro perché c’è ancora tanto da capire, da fare. Non so mai se in Italia cambieranno le cose, lo spero davvero».
Cinzia Montedoro