Benedetto per tradizione. In tavola le eccellenze Dop: i segreti delle ricette di Pasqua

Saporito, profumato, gustoso, il “Benedetto” apre i palati alla tradizione pugliese del giorno di Pasqua. Ma pochi, in realtà, sanno a cosa deve il suo nome: soppressata di Faeto o capocollo di Martina Franca, con fette d’arancia condite con olio d’oliva, ricotta fresca e uova sode (simbolo di fecondità) per tradizione vengono accompagnati da un ramoscello di ulivo messo sul piatto una volta pronto, come segno di benedizione per tutti gli invitati. E poi, via al lungo menu che, da paese a paese, da usanza a usanza, accomuna tutte la regione, essendo a ogni portata strettamente legato alla tradizione religiosa e non.

E si va da terra a mare, dall’agnello (che ricorda il sacrificio di Cristo e diventa “agnello di Dio” riallacciandosi al rituale ebraico), unico comune denominatore, ai prodotti del Mar Grande di Taranto, passando per la “paposcia” garganica e le orecchiette con le noci. Non mancano i “cavatelli al vincotto” tipici del Salento, il cui colore rosso della pasta rievoca naturalmente il sangue di Cristo. Completamente a vocazione ittica il menu di Molfetta e di Taranto, a cominciare dalle cozze, preparate in tanti modi.

L’agnello, dunque, “re” della tavola pasquale sia come seconda portata, che come dolce. Diverse le ricette che si propongono per la tavola imbandita: cotto alla brace, al forno, in umido, servito con contorno di patate, piselli o “lampascioni”, accompagnato magari da carciofi fritti.

E poi il dolce: accanto alla classica colomba, il rituale vuole l’agnellino di zucchero e pasta di mandorla, e la scarcella, un dolce a base di frolla, a forma di colomba, di cestino o di cuore, con al centro un uovo e sopra, ovetti di cioccolato, perline d’argento (alimentari) e confettini multicolore.

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