Sta tenendo banco, negli ultimi giorni, la questione dell’abbattimento dei 54 alberi in via Vittorio Veneto per l’esecuzione dei lavori che daranno vita al nuovo fronte della stazione Bari Nord nonché all’allargamento della via succitata con rotatorie che miglioreranno la viabilità della strada e il prolungamento del sottopasso ferroviario. Inoltre, nella stessa zona, è previsto il potenziamento dell’illuminazione, la realizzazione di nuovi marciapiedi, una sosta per gli autobus e un parcheggio interrato.
Dapprima l’intervento del circolo locale di Legambiente che ha ricordato, nel merito, la sua partecipazione ai tavoli istituzionali già due anni fa proprio per scongiurare il taglio di quegli alberi, garantendo che Ferrotramviaria (come da progetto) si farà carico di compensare l’eradicazione con 150 nuovi arbusti, poi l’intervento del “Comitato Alberi per la vita” che rivolgendosi al sindaco Cannito (che detiene altresì la delega all’Ambiente) ha sottolineato (grazie ai suoi referenti) che: «Pensare di sostituire un albero grande (ricco di foglie) con un altro piccolo non consente di produrre una grande quantità di ossigeno».
Mercoledì sera anche il “Collettivo Exit” ha detto la sua nel merito, pubblicando (tramite il suo interlocutore Alessandro Zagaria) un lungo post sulle sue pagine social: «Un’installazione di guerriglia marketing sotto palazzo di città; l’ulivo simbolo della nostra terra, ricoperto da un lenzuolo bianco macchiato di sangue a rappresentare il nostro sdegno nei confronti di chi amministra. L’abbattimento degli alberi in via Veneto – si legge in alcuni stralci del post – è l’ennesimo schiaffo a quel misero patrimonio arboreo presente sul territorio. Solo uno stolto o chi è in malafede può pensare che non fosse possibile riqualificare l’area salvaguardando gli alberi. Sì è scelta questa strada per contenere i costi perché il profitto viene prima dell’ambiente. Barletta conosce solo cementificazione, viviamo da anni una grave crisi ambientale dovuta alla presenza di aziende insalubri e a una classe politica priva pianificazione. Ora ci aspettiamo – chiosano dal Collettivo – che questo ulivo venga piantato, perché una classe politica seria si prende cura della salute dei cittadini.» Ieri l’ulivo non era più presente. Cannito aveva precisato che si trattava di una scelta dolorosa ma necessaria, considerando che gli alberi abbattuti costituivano un pericolo per l’incolumità pubblica e che gli stessi alberi fossero (come da relazione tecnica dell’agronomo comunale) “malati”.