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Bari, via i rom da Santa Candida ma il sito archeologico è ridotto a discarica – FOTO

Oltre mille anni di storia sepolti sotto quintali di incuria e rifiuti. Una basilica rupestre, la più estesa della regione, circondata da rottami, immondizia e rifiuti speciali. La chiesa di Santa Candida, fiore all’occhiello dell’arte rupestre e affascinante nel suo essere scavata nella roccia, sta affogando in un mare di degrado. La ragione? La vasta…

Oltre mille anni di storia sepolti sotto quintali di incuria e rifiuti. Una basilica rupestre, la più estesa della regione, circondata da rottami, immondizia e rifiuti speciali. La chiesa di Santa Candida, fiore all’occhiello dell’arte rupestre e affascinante nel suo essere scavata nella roccia, sta affogando in un mare di degrado. La ragione? La vasta area campestre che sorge attorno al sito è stata occupata da un campo rom, ora spostatosi altrove, che però ha lasciato cumuli di rifiuti.

A dare il benvenuto a quanti si inoltrano nell’area archeologica, chiusa tra la Statale 16 e via Carlo Alberto Dalla Chiesa è un’enorme coperta di rifiuti di ogni tipo. A denunciare lo stato di abbandono in cui la zona versa sono stati i componenti del gruppo “Camminate Fit -Bari”, assieme a quanti, quotidianamente, decidono di inoltrarsi in quest’area agricola tra il Municipio 2 e il Municipio 4 per praticare un po’ di sport. Una situazione giudicata «davvero spiacevole» che ha portato gli amanti dello sport all’area aperta a fare un appello al sindaco per ripulire la zona «ridotta a discarica a cielo aperto». Anche perché, quando si parla di Santa Candida, si parla di una chiesa rupestre tra le più grandi dell’intero Mezzogiorno. Situata in località Lama Picone, è la più grande basilica rupestre della Puglia, con i suoi 120 metri quadrati, ma anche la più trascurata, almeno da quando l’ampio uliveto che abbraccia il sito archeologico è diventato meta privilegiata di un gruppo di nomadi, che occupa la zona periodicamente. Ora, però, pare che le famiglie rom abbiano definitivamente lasciato l’area. E non solo. Tra le altre cose che i rom hanno abbandonato nel perimetro di terreno precedentemente occupato, ci sono anche rifiuti di diverso tipo. Oltre a una coltre non ben definita fatta di buste di plastica e cartoni, ci sono anche passeggini, indumenti stracciati, pneumatici, i rimasugli di cibo e di un fuocherello evidentemente acceso per riscaldarsi. Tutto questo in una zona di rilevante importanza non solo dal punto di vista storico-culturale, ma anche ambientale, dato che si tratta di una zona agricola, in cui abbondano alberi di ulivo, ma anche mandorli, frutta e ortaggi. «Mi chiedo come sia possibile – scrive Franco al sindaco Antonio Decaro – che accanto a un tesoro come la basilica ipogea di Santa Candida, che pochi a Bari conoscono, si possa trovare una discarica a cielo aperto di dimensioni enormi come quella presente nel grosso uliveto abbandonato a essa adiacente. Sindaco, è il caso di ripulire quell’area, in precedenza utilizzata come campo rom?».

Insomma, unanime si leva, da parte dei residenti (e non solo) la richiesta rivolta alle istituzioni affinché l’intera area di Santa Candida sia bonificata, recuperata e riqualificata, restituendole lo splendore che merita. La basilica ipogea è stata datata al decimo\undicesimo secolo e conserva il suo importante valore economico nonostante i lavori per la realizzazione della Tangenziale abbiano comportato la demolizione della parte iniziale. Qualcosa, però, comincia a muoversi. Il delegato del sindaco in materia di Archeologia del Municipio 4, Giuseppe Balzano, esortato da L’Edicola del Sud, ha provveduto a segnalare la situazione alla Ripartizione Igiene, ai Vigili Urbani e agli uffici dell’Amiu. «Ci mettiamo al lavoro – ha annunciato Balzano – affinché l’area, pur di proprietà privata, venga ripulita quanto prima e l’ipogeo di Santa Candida torni al suo originario splendore».

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