Bari, tassa di soggiorno dal 2023: il Comune punta a due milioni da reinvestire

Il comune di Bari applicherà dal prossimo anno la tassa di soggiorno per i turisti che arrivano in città con soggiorni superiori a tre giorni. Lo annuncia il sindaco Antonio Decaro: «È un’ipotesi di lavoro partita a cavallo del Covid – spiega il primo cittadino – che abbiamo ripreso negli ultimi mesi e che stiamo perfezionando in attesa di presentarla l’anno prossimo per la stagione estiva 2023».

L’iniziativa sarà concordata con le parti sociali e le associazioni di categoria con un tavolo di concertazione che sarà aperto nelle prossime settimane. Il balzello prevede una tassa fissa per i soggiorni superiori a tre giorni nel capoluogo con una griglia di costi da mettere a punto in base alle strutture.

Per gli alberghi tre stelle il soggiorno a carico dei turisti oscillerà da 1,50 fino ad un massimo di due euro, mentre sarà di circa quattro euro per le strutture cinque stelle. Obiettivo recuperare risorse dall’enorme flusso di visitatori che invade ogni anno il capoluogo, poco meno di un milione di presenze quelle registrate nel 2022 con trend in costante crescita negli ultimi cinque anni.

Il comune di Bari punta ad incassare complessivamente circa due milioni di euro dalla tassa di soggiorno, somma che sarà reinvestita nel settore turistico. In particolare per l’arredo urbano e per potenziare iniziative culturali, eventi e spettacoli dal vivo, realizzare addobbi e coreografie di Natale, ma anche luminarie per le altre feste in calendario finalizzati ad allungare le presenze turistiche e a destagionalizzare gli arrivi anche al di fuori della stagione estiva.

Bari si adeguerà così al resto delle grandi città turistiche italiane ed internazionali che ormai da anni richiedono il contributo ai visitatori con soggiorni superiori ai tre giorni. L’idea, tuttavia, non piace al mondo degli albergatori. «In questa fase di crisi generalizzata – spiega Francesco Caizzi a capo di Federalberghi Puglia – la tassa di soggiorno rischia di incidere negativamente favorendo le strutture pirata, non censite e registrate che possono reggere meglio costi e rincari in assenza di carichi fiscali e burocratici».

Un danno annunciato per gli operatori registrati che promettono battaglia. La pensano così anche il resto dei sindacati di categoria, una decina in tutto, legati al mondo della ricettività. Un universo in espansione che su Bari conta una quarantina di alberghi da circa 1.500 posti letto ed oltre 200 b&b.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version