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Bari, sull’ex Fibronit la scure dei ritardi: l’opera rischia di essere tra i progetti definanziati dal Governo

Il Parco della Rinascita, che sorgerà sui terreni dell’ex Fibronit a Japigia, sarà l’area verde più grande di Bari. Ma già da adesso, prima ancora che i lavori inizino, è diventato il più grande cruccio della politica locale e nazionale. Dopo gli attacchi del centrodestra contro i presunti ritardi collezionati dall’amministrazione comunale, e dopo il…

Il Parco della Rinascita, che sorgerà sui terreni dell’ex Fibronit a Japigia, sarà l’area verde più grande di Bari. Ma già da adesso, prima ancora che i lavori inizino, è diventato il più grande cruccio della politica locale e nazionale. Dopo gli attacchi del centrodestra contro i presunti ritardi collezionati dall’amministrazione comunale, e dopo il tentativo di questa di scrollarsi da dosso ogni accusa, ieri sul tema è ritornato il presidente del Comitato Cittadino Fibronit, Nicola Brescia, descrivendo quello che chiama «il gioco degli amici di Fitto».

La storia

Travagliata la vicenda di quella che per i cittadini baresi è nota come fabbrica della morte. Venne inaugurata nel 1934 con il nome di Sapic (Società adriatica prodotti in cemento-amianto). Quando venne chiusa nel 1985, dopo una lunga serie di vicende giudiziarie che videro operai e sindacati protagonisti contro i danni provocati dalla produzione dell’amianto, la fabbrica non cessò la lunga scia di morte. Che è continuata sino ai nostri giorni: l’ultima vittima provocata dal mesioteloma, un 68enne che abitava nelle vicinanze della fabbrica, si è spenta solo lo scorso 31 luglio.

La riqualificazione

Inserito tra i siti inquinati di interesse nazionale, si estende su una superficie pari a 140mila metri quadrati, di cui 39mila edificati. Si trova tra via Caldarola, la sede ferroviaria delle Ferrovie Sud Est, il sovrappasso Padre Pio (via Omodeo) e aree di proprietà privata. A tutti gli effetti, la fabbrica si trova nel cuore del quartiere, motivo per cui la sua riqualificazione ha un forte significato simbolico. Tanti gli interventi effettuati in sede di bonifica, tra cui lo smantellamento e la demolizione di edifici, capannoni e strutture contaminate da amianto. Ad aprile 2022, l’opera viene ammessa a finanziamento Pnrr, per un totale di circa 13 milioni di euro. Il progetto di fattibilità tecnico-economica è stato approvato lo scorso 26 giugno, mentre a fine luglio sono stati affidati i lavori.

La polemica

Nelle ipotesi di revisione dei progetti Pnrr concordati tra il Governo e Bruxelles, rientrano anche i fondi previsti per il Parco della Rinascita uno stralcio che riguarda 11 milioni di euro. La possibilità di definanziare l’opera ha portato il Comitato sul piede di guerra, pronto a una maxi manifestazione a settembre. Dopo il rimpallo di responsabilità tra centrodestra e Comune di Bari, ieri Brescia ha ripreso posizione sull’argomento. «Vogliono farci credere – ha dichiarato il presidente del comitato in merito alle dichiarazioni del consigliere Franco su “La Gazzetta del Mezzogiorno” – con la speranza di convincere i cittadini baresi, che l’utilizzo dei fondi Pnrr per realizzare il Parco della Rinascita sui suoli della ex Fibronit, è un danno nei confronti dei cittadini stessi su cui ricadrebbero costi indebiti». «È deprimente pensare che un cittadino barese, pur non avendo mai mostrato alcun interesse al problema dell’inquinamento prodotto dalla Fibronit alla città di Bari si erge oggi a paladino dei diritti economici dei baresi – prosegue Brescia – Ma ancor più deprimente è scoprire che non corrisponde al vero la preoccupazione dell’amico di Fitto».

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