Ore prima dell’apertura del vicino supermercato, l’Ipercoop di viale Pasteur, i dipendenti lasciano le loro auto nell’ampia area parcheggio sotto il ponte Tatarella. In realtà, di fronte alla struttura, lo spiazzo è molto più grande, ma il ponte garantisce l’ombra sufficiente perché le auto, alla fine della giornata lavorativa, non siano completamente “cotte” dal sole. Ma se la soluzione al caldo estivo si trova ben presto, sembra non essercene per un altro problema. Che non dipende dagli agenti atmosferici ma sembra ugualmente incontrollabile. Sotto gli archi del ponte, si sono accumulati nel tempo quintali di rifiuti. C’è di tutto. Resti di sanitari, carrelli della spesa usurati, vasi, pacchetti di sigarette, pneumatici, sacchetti che nascondono chissà cosa. Insomma: ci sono tutti i presupposti perché l’ammasso di rifiuti si trasformi in un incendio nel cuore della città. Cosa che è già successa, come si evince dalle chiazze nere di fumo che sono rimaste sulla struttura.
L’area è dunque ridotta a una vera e propria discarica, e non a cielo aperto, dato che è ben protetta dal ponte che ci passa sopra, dedicato al fu vicepresidente del Consiglio. Lo spazio è di proprietà del Comune che, nonostante sia stato allertato dalle associazione del posto, come “Il Quartierino – Residenti in Movimento”, esita a rispondere alle segnalazioni. Tra la discarica e il parcheggio è stata installata anche una recinzione, vano tentativo di impedire ai malintenzionati di scavalcarla. E infatti, la cosa non ha messo paura ai paladini dell’abusivismo, che hanno divelto parte della stessa, garantendosi un passaggio verso il loro universo parallelo.
Esprime preoccupazione anche Gianluigi Smaldone, presidente del Municipio 2, all’interno della cui giurisdizione ricade l’intera area.
«Abbiamo già allertato la Ripartizione Tutela Ambiente, Igiene e Sanità e ci hanno informato che provvederanno a una pulizia straordinaria dell’intera area». Ma le pulizie straordinarie lasciano molto spesso il tempo che trovano. Dopo pochi giorni, la situazione torna ad essere simile, se non peggiore, a com’era prima e Smaldone lo sa bene. «Oltre a chiedere scusa alla cittadinanza, non sappiamo che fare. Anche le fototrappole, in queste situazioni, sono completamente inutili, perché devono essere in grado di recuperare la targa del veicolo. E non sempre ci riescono».
È difficile anche documentare il degrado, dato che l’area è nelle mani dei “guardiani dei carrelli”, uomini, generalmente stranieri, che aiutano i clienti a tirar fuori la monetina dal mezzo a quattro ruote per tenersela e che inveiscono contro chiunque tenti di fare fotografie. Ma loro non c’entrano nulla con la discarica a cielo aperto. I dipendenti del centro commerciale, oltre a sottolineare come soltanto il Comune possa risolvere la situazione, non si sbilanciano sui presunti responsabili del misfatto. Eppure, qualcuno azzarda un’ ipotesi e punta il dito contro il campo rom che sorge a pochi passi dalla discarica abusiva. Un campo con poche roulotte ma che, oltre a essere completamente pulito, ha anche una recinzione che si mantiene integra. E allora il dubbio sorge spontaneo: chi di spada ferisce, non sempre di spada perisce.