«Tacciano le armi, negoziato subito». Questa lo slogan stampato sullo striscione che ieri ha aperto la sfilata di cittadini, studenti, attivisti, lavoratori, sindacati e associazioni scesi in strada per ribadire la loro contrarietà alla guerra in Ucraina. Un lungo corteo che, partito da piazza Umberto, ha percorso via Cairoli, arrivando in corso Vittorio Emanuele. Qui ci sono stati poi gli interventi dei promotori e dei partecipanti alla manifestazione, organizzata dal Comitato per la pace Terra di Bari.
«Il 24 febbraio – scrivono i promotori in una nota – è iniziato il secondo anno di una guerra che nessuno ha davvero voluto impedire e nessuno dà segno di voler davvero fermare, visto che viene costantemente alimentata da un continuo invio di armi sempre più potenti. Senza una vigorosa iniziativa diplomatica – si legge nel documento -, si prospetta una guerra che si protrarrà ancora per anni, con pesantissime conseguenze in termini di perdite di vite umane, devastazione ambientale, emergenza alimentare, crisi energetica, nonché di ulteriore instabilità politica e crescenti disuguaglianze dentro e tra i singoli paesi».
Per i pacifisti baresi le conseguenze di questo conflitto sono «intollerabili per una comunità internazionale che oggi è chiamata con dolore a far fronte all’emergenza umanitaria e al bisogno urgente di ricostruzione delle popolazioni di Turchia e Siria, così duramente colpite dal terremoto. Allo stesso tempo – scrivono i coordinatori del Comitato – si fa ogni giorno più concreto il rischio di un allargamento del conflitto a livello mondiale e il conseguente ricorso alle armi nucleari».
«Servono il cessate il fuoco e una conferenza di pace internazionale» chiedono i pacifisti baresi, che invocano l’intervento del governo italiano e dell’Unione europea: «Facciamo nostro l’appello di Europe for Peace per una mobilitazione a livello europeo a un anno dall’invasione dell’Ucraina», conclude la nota diramata per esprimere solidarietà al popolo ucraino e alle vittime di tutte le guerre e chiedere la riduzione delle spese militari e più fondi per la cooperazione allo sviluppo: «La pace è l’unica vittoria di cui abbiamo bisogno».