Ventuno anni fa, il 12 luglio del 2001, Michele Fazio fu raggiunto da un colpo di pistola a Bari Vecchia mentre tornava a casa dopo il turno di lavoro in un bar. Michele ha avuto l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, durante uno scontro a fuoco tra clan rivali.
Quella di Michele Fazio è stata «una storia terribile, inaccettabile», ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, in occasione della cerimonia di commemorazione che si è tenuta oggi, 12 luglio, in largo Amendoni, alla presenza dei genitori di Michele, Lella e Pinuccio, delle autorità civili e militari e delle associazioni che compongono il presidio Libera del capoluogo.
Quello di oggi, ha aggiunto il sindaco, «è un appuntamento con la storia stessa di questa città, la nostra storia, che da allora ha intrapreso un percorso diverso, nuovo, collettivo. Ricordare Michele non è solo un modo per alleviare la sofferenza della famiglia Fazio o per cercare di curare una ferita inferta all’intera città, ma rappresenta soprattutto il nostro desiderio di ribadire cosa siamo diventati e, in particolare, cosa non vogliamo più essere».
Dal giorno della morte di Michele Fazio, prosegue Decaro, Bari «è diventata una città più consapevole, unita e decisa ad alzare una volta per tutte la testa e a non girarsi più dall’altra parte».
In questi anni, fondamentale è stato anche l’impegno di Pinuccio e Lella che «non si stancano mai di raccontare ai ragazzi cosa è accaduto alla loro famiglia e cosa potrebbe accadere ai nostri giovani che scelgono le vie facili e brevi della malavita. Grazie a loro, che hanno scelto di restare e di continuare a raccontare quella tragedia e quel dolore, questa città è molto diversa da quella in cui purtroppo ha vissuto ed è morto Michele. Finalmente i ragazzi e i bambini di Bari vecchia ora possono muoversi, correre e giocare liberamente. La città vecchia è un crocevia di turisti che passeggiano e i locali serali sono animati dai giovani. Possiamo dire che qualcosa è cambiato e sta cambiando, anche se il percorso è ancora lungo. La storia di Michele – ha concluso Decaro – ha segnato l’inizio di questo cambiamento, generando uno scatto d’orgoglio vero, autentico. Noi ora siamo responsabili di trasformare questo scatto in una maratona. Lo dobbiamo a lui, alle tante vittime innocenti di mafia, come Gaetano Marchitelli e Giuseppe Mizzi, e a tutti coloro che rischiano di fare una scelta sbagliata».
Fotoservizio di Luca Turi.