«Venti anni fa veniva approvata la legge 92/2004 che istituiva il Giorno del Ricordo il 10 febbraio di ogni anno, al fine di non dimenticare tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre». Così l’assessora alla Cultura del Comune di Bari Ines Pierucci in occasione del ricordo della figura di Giovanni Palatucci, questore di Fiume ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Dachau il 10 febbraio del 1945 dopo aver salvato molte persone dalle persecuzioni nazifasciste, e a cui è intitolata la strada della Questura di Bari.
Questa mattina un cuscino di fiori è stato deposto nel giardino Isabella D’Aragona a Bari, ai piedi della targa in memoria dell’ultimo questore di Fiume, medaglia d’oro al merito civile, riconosciuto ‘giusto tra le nazioni’ per aver salvato dal genocidio migliaia di ebrei. Presenti il prefetto Francesco Russo, il questore Giovanni Signer.
«Oggi – continua Pierucci – onorare la Memoria di coloro che hanno perso la vita nell’orrore delle foibe e di quanti hanno dovuto affrontare il dolore e le sofferenze dell’esodo giuliano dalmata, noto come esodo istriano, significa restituire la dignità delle donne e degli uomini italiani torturati e barbaramente uccisi».
Nato a Montella, in provincia di Avellino, nel 1909, Palatucci conseguì la laurea in giurisprudenza all’università di Torino e, nel 1936, giurò come volontario vicecommissario di pubblica sicurezza. Nel 1937 venne trasferito alla questura di Fiume come responsabile dell’ufficio stranieri e, successivamente, divenne commissario e questore reggente. In quel contesto riuscì salvare oltre 5mila ebrei dai campi di sterminio. Arrestato dalla gestapo il 13 settembre 1944, fu condannato a morte e deportato nel campo di sterminio di Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni.