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Bari, quella piscina abbandonata nel Policlinico: realizzata vent’anni fa, non è mai entrata in funzione

È stata costruita più di vent’anni fa, ma non è mai entrata in funzione. Soffiano venti di burrasca attorno alla piscina per la riabilitazione dei disabili del Policlinico di Bari, che da anni versa nel più totale abbandono e che, invece, sarebbe potuta diventare un ausilio fondamentale per molti pazienti. «Stiamo parlando di una struttura…

È stata costruita più di vent’anni fa, ma non è mai entrata in funzione. Soffiano venti di burrasca attorno alla piscina per la riabilitazione dei disabili del Policlinico di Bari, che da anni versa nel più totale abbandono e che, invece, sarebbe potuta diventare un ausilio fondamentale per molti pazienti. «Stiamo parlando di una struttura di pregio che, pur essendo dotata di attrezzature e personale formato, non è mai entrata in funzione» accusa Luigi Cipriani, segretario del movimento politico Riprendiamoci il futuro, che aggiunge: «La situazione è paradossale: oltre ad aver speso centinaia di migliaia di soldi per la sua realizzazione, ne sono stati spesi altrettanti per la formazione dei fisioterapisti specializzati nella riabilitazione dei disabili in acqua».

Costruita una ventina di anni fa insieme al palazzo Asclepios, la piscina si trova al piano -1 dell’edificio. Nelle intenzioni iniziali sarebbe dovuta essere collegata al reparto di Riabilitazione, all’epoca situato al piano terra (e ora in Ortopedia, ndr). Insieme alla piscina fu realizzata anche una sala, grande dieci metri per trenta, che sarebbe dovuta diventare palestra per la riabilitazione dei pazienti. Anche questa non è mai stata utilizzata. A causare il mancato sfruttamento della struttura sarebbero state alcune presunte infiltrazioni di fogna e la presenza, sotto la piscina, dei cavi dei macchinari per la risonanza magnetica, che avrebbero chiaramente determinato una situazione di pericolo. «Quella piscina doveva essere tre volte più grande» racconta all’Edicola del Sud una persona che ha preso parte alla progettazione dell’opera, che aggiunge: «Poi i soldi finirono e la piscina fu ridimensionata. Nonostante ciò, non entrò mai in funzione perché mancavano determinati requisiti». Per questo, in tempi più recenti, fu anche ipotizzato di renderla sopraelevata, ma il progetto (bello che finito) naufragò per due motivi. Il primo era dato dal suo accesso, troppo vicino a quello del pronto soccorso (che avrebbe potuto creare caos tra i pazienti), il secondo dal fatto che l’idrokinesi non è una terapia che rientra nei Lea, i livelli essenziali di assistenza offerti dal Servizio sanitario nazionale, e quindi la sua prescrizione non sarebbe stata offerta in convenzione. Come avrebbe fatto il Policlinico di Bari a elargire una prestazione – il trattamento riabilitativo in acqua – non in convenzione?

«Tanti disabili si sono rivolti a me per sollecitare una soluzione al problema di questa piscina» dice Cipriani, che aggiunge: «Oltretutto è inammissibile che, per mascherare tutto, sulla porta d’ingresso sia stata affissa la scritta “Direzione”. Ho presentato un esposto in Procura per chiedere venga fatta luce e spero che questo accada presto. Ora è tutto nelle mani della Corte dei Conti».

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