Bari, prosegue la protesta dei commercianti: «Così non si può andare avanti»

Continueranno a scendere in piazza e a manifestare il loro disagio i commercianti baresi, finché il governo o le istituzioni locali non prenderanno dei provvedimenti concreti per aiutarli. Per questo le diverse associazioni di categoria del territorio: la Formica, l’Unione ristoratori, l’associazione Italo Balcanica e il gruppo Onda Verde Facciamo Rete, sono tornate a fare sentire la loro voce in piazza Ferrarese, con il supporto dei musicisti dei Rhomanife che hanno tenuto un concerto di solidarietà.

Il caro energia diventa mese dopo mese sempre più insostenibile e il rischio per le attività commerciali è di chiudere le saracinesche per non riaprirle mai più. A correre il pericolo maggiore sono proprio le piccole e medie attività nelle zone meno centrali e più periferiche del capoluogo pugliese, come il minimarket gestito da Nicola Ferro e sua moglie a Carbonara. «Pagavo 900 euro, da qualche mese a questa parte le mie bollette sono arrivate a 2700 euro. Ho una piccola attività in un quartiere che è quasi dimenticato dall’amministrazione, se continua così nel giro di un anno i costi diventeranno una botta che non posso reggere. Per risparmiare abbiamo già dovuto spegnere ben tre frigoriferi e diminuire l’uso delle luci. Adesso aspettiamo soltanto l’intervento dello Stato perché così non si può andare avanti».

A soffrire maggiormente i rincari di energia e materie prime sono soprattutto le attività commerciali che operano nel settore del food, come spiega anche Antonio Paparella gestore di una macelleria sempre nel quartiere di Carbonara di Bari. «Siamo venuti in piazza per dimostrare la nostra solidarietà ai colleghi che sono nella nostra stessa situazione, ma soprattutto per dimostrare la nostra delusione nei confronti delle istituzioni perché non riusciamo più ad andare avanti. Cerchiamo di fare qualcosa almeno noi, finché non ci ascolteranno».

Gli aumenti sono sempre più sofferti dagli esercenti come il frutto della speculazione economica. In molti continuano a ripetere che i costi di energia e materie prime sono iniziati a salire molto prima dello scoppio della guerra in Ucraina e delle tensioni internazionali con la Russia di Vladimir Putin.

Un altro dei problemi messi in evidenza dai commercianti è proprio che gli effetti dell’aumento del costo della vita non ricadono solo su di loro ma anche sui semplici cittadini, cala il potere di acquisto e si spende meno nei negozi, soprattutto per i beni non essenziali come abbigliamento e calzature.

«La situazione sta diventando preoccupante – racconta Pino Gelato, che insieme alla moglie Rosa gestisce un negozio di calzature – perché oltre ad affrontare gli aumenti, i nostri clienti hanno iniziato a spendere meno perché hanno meno denaro in tasca. Tutta questa situazione è solo frutto di speculazione, anche perché noi stiamo pagando adesso, ad esempio, carburante che è stato stoccato lo scorso anno. Non c’è nessuna ragione per la quale i prezzi siano arrivati a questi livelli».

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