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Bari, pronto a sorgere il Palazzo del Mezzogiorno: «Porteremo il verde dove adesso non c’è»

Ottantotto appartamenti su sette piani, con un bosco verticale e un giardino in cima ad un edificio che sarà totalmente ecosostenibile e a zero emissioni. Sta per rinascere il palazzo che per 42 anni ha ospitato la Gazzetta del Mezzogiorno, al civico 264 di via Scipione l’Africano, tra i rioni Picone e Carrassi. Abbandonato da…

Ottantotto appartamenti su sette piani, con un bosco verticale e un giardino in cima ad un edificio che sarà totalmente ecosostenibile e a zero emissioni. Sta per rinascere il palazzo che per 42 anni ha ospitato la Gazzetta del Mezzogiorno, al civico 264 di via Scipione l’Africano, tra i rioni Picone e Carrassi. Abbandonato da dieci anni, l’ex edificio che dal 1972 al 2015 ha accolto lo storico giornale verrà abbattuto per far spazio a un complesso residenziale che permetterà «una totale riqualificazione della zona», come ha detto Sandro Scarongella, architetto e coordinatore del progetto che darà vita al “Palazzo del Mezzogiorno”.

Cosa ci sarà al posto dell’attuale edificio?

«Verranno realizzati 88 appartamenti a civile abitazione, suddivisi su quattro vani scala e su 7 piani, più due piani interrati dove verranno realizzati cantinole, box e posti auto. Si tratta di un unico palazzo che riprenderà le forme e le distanze dal punto di vista urbanistico del precedente edificio: non è previsto nessun aumento in pianta, ma solo un incremento del 15% in altezza».

Perché la demolizione?

«L’esistente è completamente degradato e noi riqualificheremo quella zona con un intervento che sarà certificato secondo precisi protocolli ambientali. La classe energetica sarà una A4++, cioè una Nzeb: un edificio quasi a fabbisogno zero. Tutti gli appartamenti saranno realizzati con impianto di riscaldamento a pavimento, pompa di calore autonoma e fotovoltaico autonomo per ogni singola abitazione».

Come sarà esteticamente?

«Daremo all’edificio una concezione diversa, con un’attenzione particolare a quelli che sono gli spazi aperti, quelli pubblici e le aree a verde. Oltre ad avere un piano terra con delle zone comuni, un giardino e i posti auto dotati di predisposizione per le colonnine elettriche, abbiamo pensato di sfruttare l’ultimo piano e creare un “tetto verde” con una pista per fare running e delle attrezzature per attività fisica leggera, insieme a giostrine e giochi per bimbi».

Una sorta di terrazzo-giardino?

«Sì, ci è piaciuta l’idea di vedere anche da quell’altezza tutto il resto di Bari e quindi godere del giardino e degli spazi esterni in tre dimensioni. Ma ci sarà altro verde».

Cioè?

«Stiamo realizzando anche un bosco verticale che ricoprirà due vani scala: all’esterno di questi ci sarà un vero e proprio giardino verde che si estenderà in altezza per circa 500 metri quadri. Anche sul prospetto abbiamo previsto vasconi nei quali inseriremo altro verde».

Quanto sarà alto il palazzo?

«Circa 21 metri. Coprirà un’area totale di 15mila metri quadri di abitazioni».

Perché il nome “Palazzo del Mezzogiorno”?

«L’intenzione è quella di creare una sorta di memoria storica del passato e per questo realizzeremo, all’interno degli androni condominiali, delle teche con all’interno le riproduzioni di alcuni numeri storici della Gazzetta del Mezzogiorno. Vogliamo rappresentare al meglio la storia che c’era in questo luogo».

Una delle critiche maggiori è stata, appunto, quella di abbattere un edificio storico…

«Le critiche ci sono state e sono state anche pesanti. Quello che bisognava valorizzare e conservare era l’attività perché l’edificio aveva purtroppo subito negli anni un degrado che non permetteva alcun tipo di recupero. Anche volendo fare un museo della storia della carta stampata, ad esempio, questo non era possibile perché mancavano i requisiti minimi per un’idoneità e un’autorizzazione».

Non si poteva più tenere in piedi quel palazzo, quindi?

«Esatto. Sono venuti anche i tecnici della Sovrintendenza a fare i dovuti controlli e loro stessi hanno dato il parere favorevole alla tipologia di intervento. Se riusciamo, l’idea è comunque quella di avere anche degli spazi esterni in cui creare dei contenitori dove mettere degli elementi che riguardano l’attività della Gazzetta, che è poi la storia di Bari. Con questo edificio recuperiamo un’area che in questo momento è completamente degradata, vandalizzata e lasciata all’incuria e all’abbandono. Il nostro intento è anche quello di recuperare e riqualificare una bellissima zona di Bari».

Quando inizierà il cantiere?

«Contiamo di partire a brevissimo, forse già entro un mese, non appena avremo tutti i via libera dal punto di vista amministrativo-urbanistico, anche per quello che riguarda l’occupazione suolo pubblico: mancano solo quelli».

In quanto tempo sarà pronto il Palazzo del Mezzogiorno?

«La previsione è quella di consegnare tutti gli appartamenti per dicembre 2025».

Come si riqualifica la zona circostante attraverso questo edificio?

«Non dico che creiamo un polmone verde, però comunque andiamo a mettere una superficie di verde che è completamente diversa rispetto a quella esistente, che è pari a zero. L’idea è quella di avere questo verde che aiuta tutto l’intorno ad avere più verde in zona. Anche la riqualificazione ambientale dell’area circostante diventa importante. Il nostro intento è quello di riqualificare e dare aria pulita a tutta la zona. Sarà una struttura totalmente ecosostenibile e no gas, e per quanto riguarda la mobilità daremo l’opportunità di avere la predisposizione per le colonnine per le ricariche delle auto elettriche. Cerchiamo di ridurre l’impatto ambientale al minimo onde evitare l’incremento delle problematiche d’inquinamento».

Con l’abbattimento e la ricostruzione, si darà nuova vita a un palazzo storico che necessita di tutto questo.

«Si tratta di un nuovo inizio, per tutti, anche per quella zona della città che ormai era degradata e in uno stato di profondo abbandono. Ridiamo aria a tutto. Lasceremo comunque un’impronta di quella che è stata la storia di Bari, ma riqualificando: ci abbiamo provato a salvare quell’edificio, ma purtroppo non è stato possibile dal punto di vista urbanistico».

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