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Bari piange il “fiammingo delle Puglie”: morto a 89 anni il pittore Gennaro Picinni

«Bari piange la scomparsa di un suo figlio illustre», con queste parole il sindaco del capoluogo Antonio Decaro ricorda il maestro Gennaro Picinni, «artista amatissimo nella sua terra, apprezzato anche a livello nazionale e internazionale», scomparso all’età di 89 anni. Nato a Bari il 20 luglio del 1933, dopo un esordio astrattista negli anni '50,…

«Bari piange la scomparsa di un suo figlio illustre», con queste parole il sindaco del capoluogo Antonio Decaro ricorda il maestro Gennaro Picinni, «artista amatissimo nella sua terra, apprezzato anche a livello nazionale e internazionale», scomparso all’età di 89 anni.

Nato a Bari il 20 luglio del 1933, dopo un esordio astrattista negli anni ’50, entrò a far parte dei “pittori del Naviglio” a Milano, assieme a Crippa, Fontana ed altri.

La sua cifra stilistica acquisita negli anni gli è valsa il soprannome di “Fiammingo delle Puglie”. Alcuni dei suoi dipinti a tema religioso fanno parte del patrimonio artistico dei Musei Vaticani.

«La sua feconda carriera artistica – prosegue Decaro – ci ha donato nel tempo opere magnifiche e potenti, realizzate con una originale combinazione di forme e colori».

Picinni era profondamente legato alla sua città tanto da aver donato al Comune di Bari due medaglioni che ricordano il bicentenario della fondazione della Bari moderna. L’ultima donazione risale proprio allo scorso luglio: si tratta della tela “Murat Avatar” che, assicura il sindaco, «a breve sarà esposta nelle sale di Palazzo di Città».

Al talento di Picinni, ricorda Decaro, «dobbiamo anche diversi quadri che celebrano il Teatro Petruzzelli e la decorazione di alcune delle porte dell’Arena della Vittoria in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 1997, quando l’artista condivise l’idea dell’amministrazione comunale di impreziosire uno degli impianti sportivi simbolo della città».

Con la morte di Picinni, Bari perde «un artista originale e prolifico, capace di reinventare con la sua sensibilità luoghi e soggetti per noi familiari, rendendoli unici», conclude Antonio Decaro.

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