È inammissibile il ricorso presentato nel 2006 dai proprietari del Teatro Petruzzelli di Bari in merito all’espropriazione del bene da parte del Comune e al relativo risarcimento.
È quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ritiene che la violazione concernente l’espropriazione sia stata risolta da una sentenza del 2008 della Corte Costituzionale, che l’ha dichiarata illegale.
La questione dei risarcimenti, invece, può essere risolta grazie alle procedure che sono ancora in corso davanti ai tribunali nazionali.
Il ricorso era stato presentato dalla famiglia proprietaria del Petruzzelli nel 2006. Quell’anno il comune di Bari, in base alla legge 262/2006 che aveva espropriato il teatro dopo l’incendio e la ricostruzione con fondi pubblici, acquisisce la proprietà “dell’intero edificio che ospita il teatro, comprese tutte le dotazioni strumentali e le pertinenze, libero da ogni onere, condizione e diritto di terzi”.
Questo atto arriva dopo anni di accordi tra i proprietari e varie autorità dello Stato che riguardano la ristrutturazione del teatro andato a fuoco il 27 ottobre del 1991.
Nel 2007 la famiglia Messeni Nemagna, proprietaria del Petruzzelli, presenta un ricorso al tribunale di Bari, e il procedimento finirà alla Corte Costituzionale che nel 2008 dichiarerà la legge 262/2006 illegittima.
Questa sentenza darà il via a una serie di procedimenti tra i proprietari del teatro e le autorità locali e statali per stabilire la natura dei diritti di proprietà, la validità di un accordo stilato nel 2002 e gli eventuali i risarcimenti dovuti.
Nel 2021 la Corte d’appello di Bari riconosce alla famiglia la proprietà dell’edificio che ospita il teatro e ordina al Comune di consegnarglielo, ma respinge tutte le richieste di risarcimento.
Secondo le informazioni fornite dalla famiglia alla Corte di Strasburgo, il 3 gennaio 2024, questi hanno impugnato la sentenza della Corte d’Appello di Bari davanti alla Corte di Cassazione.
Il giudizio, che è stato promosso anche dal Comune di Bari, è ancora in corso. E oggi arriva la decisione della Corte di Strasburgo sul ricorso presentato 18 anni fa, che in sostanza rimette la questione all’esito dei giudizi in corso dinanzi ai giudici italiani.
La Cedu ha infatti dato ragione al governo che ha sostenuto che la famiglia proprietaria non può essere considerata vittima di una violazione dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2008, e che i risarcimenti possono essere recuperati attraverso i procedimenti giudiziari che sono stati avviati.