Nessuna marcia indietro, i penalisti baresi proseguiranno con le manifestazioni di protesta contro le limitazioni all’accesso agli uffici della Procura. Questione incancrenita, passata da diversi tentativi di conciliazione, falliti, e che ora prende toni ancora più accesi, con la presa di posizione del Consiglio dell’ordine degli avvocati.
Le motivazioni
In contestazione c’è quello che definiscono un atteggiamento, quello della Procura di Bari, che “non solo si pone in contrasto con il pieno esercizio del diritto di difesa – si legge in un comunicato della Camera Penale – ma costituisce anche una offesa alla dignità ed al decoro degli avvocati nello svolgimento del loro lavoro”. Si tratta della limitazione degli accessi dei penalisti alle segreterie dei pm, per una sola ora al giorno, motivata dal procuratore capo Roberto Rossi con esigenze di sicurezza e dalla riduzione del personale.
La reazione
Alla protesta dei penalisti si associa, da ieri, quella dell’intero Ordine degli avvocati, con provvedimenti decisi. Li ha annunciati ieri mattina, durante l’assemblea, il presidente Salvatore D’Aluiso: «La nostra iniziativa non va interpretata come ritorsione – premette – ma come segno di malessere. La Procura ha fatto richiesta di rinnovo della convenzione che prevedeva da parte nostra il pagamento dell’assicurazione (ndr, 200 euro a testa) per i carabinieri in pensione e l’altro personale, 25 persone solo in Procura. Per noi questa forma di collaborazione deve ritenersi cessata – annuncia – perché è venuto meno lo spirito collaborativo del passato, l’avvocatura non è più disponibile a mettere le mani al portafoglio. Evidentemente questa situazione si è creata perché chi è adibito all’organizzazione ha adottato questa decisione». Una convenzione che invece resta confermata in procura generale, tribunale e tribunale di sorveglianza: «Non esiste alcun accordo formale – ha chiarito D’Aluiso – ma spirito collaborativo. Oggi abbiamo scelto di sottrarci, vista la situazione che si è venuta a creare, senza che la responsabilità sia attribuibile agli avvocati. Se si aprisse un tavolo di confronto, nulla vieta che si torni indietro».
La decisione
“Tale situazione non solo si pone in contrasto con il pieno esercizio del diritto di difesa ma costituisce anche una offesa alla dignità ed al decoro degli avvocati nello svolgimento del loro lavoro – scrivono i penalisti – Preso atto che nessun segnale di apertura, o di invito al confronto, è pervenuto da parte del Capo dell’Ufficio, si mantiene lo stato di agitazione degli avvocati penalisti a proseguire con tutte le iniziative di protesta che saranno ritenute utili, comprese ulteriori astensioni dalle udienze e dalle attività giudiziarie”.