L’inflazione accelera ulteriormente in Italia, con il tasso annuo che balza al +8,9% e i prezzi del carrello della spesa che crescono addirittura a doppia cifra, +11% (un aumento che non si vedeva dal luglio del 1983), superando purtroppo anche le stime che l’Istat aveva diffuso negli ultimi mesi e che parlavano di un’inflazione che a fine anno avrebbe potuto raggiungere la soglia del 10%.
L’ulteriore accelerazione inflattiva si deve soprattutto ai prezzi degli alimentari (da +10,1% di agosto a +11,5%) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). Continuano a crescere in misura molto ampia gli energetici (da +44,5% a +44,9%) che suscitano l’allarme maggiore.
«Non è un dato che ci stupisce, lo dicevamo già a luglio che la stima dell’8% per la crescita dell’inflazione sul carrello della spesa non era affatto realistica ma un calcolo al ribasso – spiega l’avvocato Dario Durso del Codacons di Bari – anche perché il contenimento era basato su tutta una serie di interventi posticci, come il taglio delle accise sui carburanti che adesso stanno finendo. Gli interventi dello Stato hanno solo tamponato una situazione che ormai sta sfuggendo di mano. Un circolo vizioso che speriamo venga affrontato seriamente dalle istituzioni».
C’è chi parla ormai di una vera e propria economia di guerra, a cui si aggiunge l’aumento previsto al 59% delle bollette dell’elettricità a partire dal primo ottobre. Un dramma annunciato tanto per gli esercenti che per le famiglie e i consumatori. «Adesso, sarebbe troppo facile dire “l’avevamo detto”, quando, qualche settimana, avevamo anticipato che “il peggio deve ancora venire”. Purtroppo – spiega Raffaella Altamura, presidente della Confesercenti di Bari – è un dato di fatto: le bollette continuano ad aumentare in modo veloce e progressivo. Sembra una discesa senza fine, ma i freni sono ormai saltati e in molti rischiano di farsi seriamente male. Tanti negozi stanno spegnendo le luci perché costretti».
Una recente indagine Istat – specificano in una nota sempre dalla Confesercenti – ha dimostrato come anche la fiducia dei consumatori e delle imprese sia in netto calo rispetto al passato: a settembre gli indicatori sul clima economico e sul futuro registrano cali accentuati, passando rispettivamente da 92,9 a 81,3 e da 96,4 a 91,8. Con riferimento alle imprese, la fiducia è in peggioramento in tutti i comparti indagati, ad eccezione delle costruzioni dove l’indice sale da 155,8 a 159,5. Drastico calo nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio (rispettivamente da 104 a 101,3 e 113,4 a 110,6).
«I numeri confermano quanto respiriamo quotidianamente per la “strada” – conclude Altamura – Tra gli esercenti non c’è fiducia, ma tanta paura: ma nonostante tutto i commercianti restano aggrappati alla speranza che qualcosa possa cambiare, un po’ perché non c’è alternativa, ma soprattutto per non disperdere anni di lavoro e di sacrifici».