Bari, le convivenze difficili nel carcere minorile “Fornelli”: al lavoro 1 agente su 3

Fornelli

I numeri, visti così, sullo sfondo delle clamorose condizioni del carcere per adulti di Bari, non scioccano. E non restituiscono l’esatta dimensione di quello che al contrario, quotidianamente, affrontano gli operatori all’interno dell’Istituto penale per minorenni “Fornelli”, sempre a Bari.

Presenze e assenze

Al momento la struttura conta la presenza di 38 minorenni, in buona parte anche stranieri (tunisini, algerini, marocchini), su una capienza massima prevista di 35 persone, ma due celle sono state devastate dagli occupanti e sono quindi inagibili. La sproporzione tra capienza e presenze diventa quindi più grave. Ancora più allarmante è invece il numero di agenti penitenziari in servizio: l’organico previsto, su carta, dal capo del dipartimento, è di 50 unità. Al momento, ce ne sono solo 15. Un numero anche questo variabile, che risente di pensionamenti, malattie, trasferimenti, distacchi.

Gli arrivi dal Cpe di Lecce

È ad esempio il caso degli otto agenti arrivati a giugno scorso dal Cpa di Lecce, chiuso dal Dipartimento Giustizia Minorile’ e di Comunità, Direzione Generale del Personale delle Risorse e per l’Attuazione dei Provvedimenti del Giudice Minorile. Gli otto, nelle intenzioni del Dipartimento, avrebbero dovuto dare una mano ai colleghi baresi, ma dopo qualche tempo, alla spicciolata, hanno inviato al direttore del Fornelli, Nicola Petruzzelli, il loro certificato di malattia.

Le convivenze difficili

Dopo i gravi disordini registrati al Beccaria di Milano e al Ferrante Aporti di Torino, una quindicina di ospiti sono stati trasferiti a Bari. Si tratta per la maggior parte di stranieri, che si ritiene abbiano dichiarato di essere minorenni per beneficiare di quello che la legge offre per chi non ha raggiunto ancora la maggiore età (l’iscrizione al servizio sanitario, il divieto di espulsione e poi, una volta “maggiorenni” la possibilità di chiedere il permesso di soggiorno). Si tratta di soggetti multiproblematici e che, anche per etnia, socializzano difficilmente con gli italiani. Che, dal canto loro, fanno valere il loro campanilismo: i foggiani non vogliono stare con i baresi, i baresi con i leccesi. E allora, diventa complicato gestire i momenti comuni, come una partita di calcio, la sala colloqui, i film serali, le videochiamate a casa, i momenti per la formazione. Una difficoltosa e continua mediazione.

La struttura

L’ingresso da via Giulio Petroni, ma la struttura confina con la casa circondariale. Niente spazi verdi, sotto un lastrico solare che rende roventi tutti gli ambienti. Fortunatamente il direttore ha fatto installare condizionatori in molti ambienti comuni e nei corridoi e conta di aumentarne la dotazione di altri cinque elementi.

La formazione

Ancora, da tempo, affidata alla progettualità di privati, soffre l’assenza di intervento in tal senso della Regione Puglia, a cui spetta il compito esclusivo. Sono trascorsi infatti sette anni da quando l’ente ha organizzato un corso formativo all’interno dell’Ipm Fornelli.

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