Dopo un iter lungo cinque anni, la tassa di soggiorno si prepara ad essere discussa in Consiglio comunale. Nella prossima assemblea, infatti, l’imposta, la cui elaborazione è iniziata addirittura nel 2017, è stata inserita al punto due tra le proposte all’ordine del giorno. A proporla sarà l’assessora alla Cultura e al Turismo Ines Pierucci, in prima linea nella stesura del regolamento nonché nelle polemiche che ne hanno accompagnato l’elaborazione.
A decidere lo sbarco dell’imposta in Aula Dalfino è stata la conferenza dei capigruppo, tenutasi a Palazzo di Città. Il Consiglio sarà chiamato a esprimersi sul regolamento approvato dalla Giunta a fine maggio, riguardo le tariffe, le sanzioni, le riduzione e il comitato d’indirizzo: gli aspetti del testo su cui si sono consumate anche le principali spaccature nel corso dei mesi precedenti.
Le tariffe
L’imposta di soggiorno varierà a seconda della categoria alberghiera e della durata del soggiorno. Le tariffe, però, non sono state ancora fissate: saranno stabilite con successiva deliberazione della Giunta. Qualcosa, però, l’assessora al Turismo ha detto in sede di Commissione consiliare, anticipando che si andrà da un euro e cinquanta per le strutture di categoria più bassa, fino a quattro euro per l’albergo a cinque stelle.
Le riduzioni
Esenzione totale dall’imposta è prevista, oltre che per i residenti, per i minori di 14 anni, per gli autisti di pullman e accompagnatori turistici (uno ogni 20 partecipanti ai viaggi organizzati), i degenti, quanti assistono i malati, i portatori di handicap, gli appartenenti alle forze di polizia e ai vigili del fuoco, quanti alloggiano in strutture ricettive in seguito a calamità o per prestare servizio di soccorso, i visitatori in viaggio per motivi concorsuali e il personale dipendente della gestione della struttura ricettiva ove svolge l’attività lavorativa. Pagheranno la metà i titolari delle strutture ricettive che applicano convenzioni per il segmento business, le scolaresche in visita didattica e gli sportivi con meno di 16 anni.
Le sanzioni
Dovrà pagare il 30% dell’importo non versato chi omette, ritarda o paga l’imposta parzialmente, mentre la sanzione amministrativa sarà potrà andare dal 100 al 200 per cento dell’importo per quanto producono dichiarazioni infedeli. I titolari che non forniscono corrette informazioni alla clientela dovranno pagare una sanzione da 100 ai 500 euro, come anche coloro che non conservano le quietanze e le dichiarazioni per l’esenzione. Sarà sottoposto alle multe previsti dalla legge regionale, invece, chi omette il codice identificativo della struttura.
Il comitato d’indirizzo
Per monitorare i frutti prodotti dall’imposta, sia in termini di gettito che di servizi, verrà periodicamente convocato un comitato di indirizzo composto da delegati proprio e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative.