Il colore delle saracinesche, sbriciolate dalla ruggine, non è più intuibile. Ottanta dei 90 box realizzati originariamente, sono vuoti o trasformati in improvvisati salottini misto garage. Lungo uno dei corridoi e proprio sopra la bancarella della frutta, una retina semidivelta trattiene a fatica il guano dei colombi e anche un piccolo cadavere rimasto imbrigliato. Il benvenuto ai turisti che numerosi risiedono negli ostelli e nei b&b della zona, il mercato di Sant’Antonio lo dà così, tra tanfi insopportabili e cassette di metallo rosso che una volta ospitavano l’estintore, desolatamente vuote e accartocciate.
«Se queste sono condizioni in cui si può vendere roba da mangiare … È spaventoso. Uno che entra e nota questa desolazione, che pensa della città di Bari? Città turistica?». Primo Genchi ha una rivendita di fiori, due box in affitto che paga 111 euro al mese, superstite con gli altri nove in un mercato desolatamente vuoto e in preda al degrado. «È un mercato abbandonato a se stesso, dopo tante riunioni a cui abbiamo partecipato, promesse su promesse da parte del Comune di Bari, e siamo ancora a questo punto. Siamo sempre qui a lottare per la sopravvivenza».
Alle spese di affitto si sommano quelle fisse per le utenze (acqua, luce e fogna) oltre ad una tantum di 500 euro pagata all’Agenzia delle Entrate per il rinnovo del contratto di occupazione. «Siamo rimasti in 10, ma invece di incentivare altri ambulanti all’apertura, a occupare i box, ci incentivano a chiudere. Guardi, guardi qui di fronte, è anche pericoloso – indica una saracinesca semi sollevata e nella parte inferiore un ammasso di ferroe ruggine – Se ci passa un bambino e lo tocca si può fare male». E poi il tanfo che si diffonde in particolare in uno dei corridoi: «Purtroppo il cattivo odore non si può riprendere, non si può fotografare – indica – Questo mercato è in preda al degrado, abbandonato dalle istituzioni che ci dovevano tutelare, però quando arrivano le tasse i soldi li vogliono e noi li diamo, purtroppo». Proprio di fronte ad uno degli ingressi che guarda piazza Balenzano c’è il punto di distribuzione per i senza tetto, che poi si fermano a riposare. «Non abbiamo nulla contro di loro, ci mancherebbe – continua Primo – Ma il Comune dovrebbe prevedere un bagno per loro, qui davanti è diventato una latrina». I bagni pubblici all’interno aprono solo dalle 8 alle 14 e la pulizia viene fatta in quelle ore. «Quando chiudiamo la bancarella, vengono a spazzare, danno una sciacquata ma come si può notare non basta, siamo invasi dalla sporcizia».
La signora Grazia ha avuto il buon cuore di proteggere i clienti dalle asperità della lamiera rossa con una cassetta della frutta ma poco può fare per quel tratto di retina proprio sopra il suo banco di frutta e verdura, precaria quanto inutile. «Non so quanto sia costata, ma ha solo peggiorato la situazione – dice – I colombi ci si infilano e io vivo sempre con il terrore che cada qualcosa. Non è giusto il modo in cui ci hanno dimenticato, noi vogliamo solo lavorare».