Lavoro agile inesistente, crescita professionale pari a zero, retribuzione troppo bassa. Tre punti, ma non gli unici, che potrebbero portare cento dipendenti a lasciare il loro lavoro tra gli uffici del Comune di Bari e migrare altrove. E alcuni di questi sarebbero già pronti a partecipare ad altri concorsi pur di dire addio a condizioni di lavoro insostenibili. «Sono pronto a discutere con tutti loro – ha dichiarato l’assessore al ramo Vito Lacoppola durante il question time tenutosi ieri – a condizione che si facciano vivi».
La denuncia anonima dei cento dipendenti è stato uno dei temi su cui ieri il Consiglio comunale è deflagrato. A sollevare la discussione sul tema, il consigliere di Fratelli d’Italia Michele Picaro, che ha evidenziato alcuni dei punti di criticità riportati nella lettera, a partire dallo smart working, definito dagli stessi dipendenti comunali”sconosciuto”. «Per ottenere il lavoro agile – ha spiegato Picaro – i dipendenti comunali fanno a rotazione mensile. Questo significa che se io lo ottengo per questo mese, e in ufficio siamo 50, allora dovrò aspettare 49 mesi per poter usufruire di nuovo dello smart working». Un punto, questo, che ha provocato l’immediata reazione dell’assessore, il quale ha ricordato come «Il Comune di Bari sia stato tra i primi a regolarizzare il lavoro agile». Una realtà diversa rispetto a quella raccontata dai cento dipendenti autori della lettera anonima, secondo i quali alcuni dirigenti comunali sarebbero a tal punto ostili allo smart working da non concederlo mai.
Altro punto dolente del lavoro negli uffici comunali è la crescita professionale, «una chimera», come i dipendenti l’hanno definita. E d’altronde, quello della progressione verticale è stato un altro dei temi più trattati durante il question time, soprattutto alla luce dell’entrata in vigore, a partire dal primo aprile, del nuovo Contratto collettivo del lavoro che disciplina le qualifiche dei dipendenti comunali. Secondo quelli del Comune di Bari, non solo sarebbe alquanto difficile crescere professionalmente, ma addirittura alcuni dipendenti «restano senza un pc e senza una scrivania per settimane intere», costretti «a fissare il vuoto in mezzo a un corridoio». Una situazione al limite che starebbe portando i cento autori della lettera a dimettersi, lasciando vuoti i loro posti all’interno dell’Amministrazione in un momento così delicato come quello attuale, in cui in gioco c’è la gestione dei fondi Pnrr. «Siamo anche disposti a fare la cosiddetta gavetta per investire nell’Ente, ma l’Ente in che modo è disposto a investire nei lavoratori?», è la domanda che i dipendenti si sono posti.
Al vetriolo la discussione che si è consumata in Aula. «Se lei si riferisce al testo anonimo firmato dai cento dipendenti – ha risposto Lacoppola a Picaro – normalmente non sono abituato a leggere gli esposti anonimi». L’assessore ha dato «la massima disponibilità a incontrare i cento dipendenti, uno alla volta», preferendo, però, «guardarli negli occhi». Lacoppola ha anche avanzato l’ipotesi di incontrarsi nella sala della polizia locale in via Aquilino. «Io la invito – ha ribadito l’assessore – se lei conosce gli autori della lettera, di mettersi in contatto con me e discuterne». Chissà se l’invito sarà colto. Resta il fatto che, come gli stessi dipedenti hanno precisato, quando «il nostro sindaco, che pubblicizza la bellissima Bari, dovrebbe ricordarsi che la macchina amministrativa è un fuoco di paglia senza le persone che ci lavorano e la mandano avanti».