Bari, caos all’Erp. La denuncia di Lotta per la casa: «Niente privacy e troppi disagi»

«Accade ogni martedì e giovedì. È sempre la solita storia, ma ora la gente è esausta». La denuncia è di Giacomo Biancofiore, attivista del movimento Lotta per la casa, che racconta una situazione di estremo disagio per coloro che usufruiscono dei servizi dell’ente per L’edilizia residenziale pubblica (Erp). Il quadro della situazione dipinto dal volontario ritrae una realtà che sarebbe assolutamente fuori controllo. «Le persone in attesa fuori dagli uffici Erp del Comune di Bari sono sempre più numerose – tuona Biancofiore – tra donne incinte, anziani e bambini. Nonostante si tratti di un ufficio pubblico con orari di apertura limitati, l’accesso viene negato: la funzionaria giustifica la decisione dicendo di non sentirsi al sicuro e di temere aggressioni. Ma come si può temere donne e bambini? Fuori fa sempre più caldo, non ci sono sedie né ombra per riposare».

Da mesi vengono segnalate le singolari modalità di gestione degli uffici Erp, con assenza di verbalizzazione e tracciabilità dei colloqui e dei solleciti dei cittadini, totale mancanza di privacy e di spazi adeguati.

La protesta

Nonostante le denunce, la situazione è peggiorata. Per bloccare le proteste e i tafferugli, è intervenuta anche la Digos che, a seguito della richiesta dei funzionari, hanno presenziato agli incontri.

«Ogni settimana accompagniamo gli utenti – spiega – e loro ci chiedono di essere presenti. C’è sempre una forte presenza dei vigili urbani, ma l’ultima volta è stata chiamata la Digos e non si capisce esattamente il perché. È diritto delle persone avere accompagnamento sindacale. Ma è anche loro diritto quello alla privacy.

È assurdo che la Digos assista ai colloqui tra il dirigente e i cittadini. Questi ultimi devono raccontare loro vicende personali, e non vedo perché la polizia dovrebbe essere presente ai colloqui».

I disservizi

Criticità anche per come viene gestito il servizio, con sportelli a ridosso dell’entrata, che non garantiscono la privacy, nessun ordine di prenotazione e sopratutto nessun documento che attesti quanto il funzionario comunica al cittadino.

«La presenza addirittura della Digos – afferma – ha una funzione intimidatoria, suggerendo all’utenza di non protestare di fronte alla mala gestione e agli atti illegittimi di chi amministra la cosa pubblica. Questa vicenda esemplifica come il diritto alla casa sia spesso negato, con conseguenze sociali drammatiche». La richiesta è che si possa porre rimedio a questa incresciosa condizione, pensando al benessere dei cittadini.

«Le istituzioni devono garantire condizioni dignitose di accesso agli uffici pubblici – conclude Biancofiore – e fornire risposte concrete alle esigenze abitative, senza ricorrere a metodi intimidatori. Solo attraverso il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini si potrà realizzare un vero cambiamento sociale».

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