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Bari a due facce: sicura di giorno, ma la notte fa paura. Il vero incubo? Le baby gang

Una città che vive sdoppiata. Serena e rassicurante sotto la luce del sole, inquieta e minacciosa quando cala la sera o ci si allontana dal centro. È la fotografia di Bari scattata dal nuovo studio sulla sicurezza Changes Unipol, elaborato da Ipsos. I dati raccontano un capoluogo pugliese dai forti contrasti. Se ben nove baresi…
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Una città che vive sdoppiata. Serena e rassicurante sotto la luce del sole, inquieta e minacciosa quando cala la sera o ci si allontana dal centro. È la fotografia di Bari scattata dal nuovo studio sulla sicurezza Changes Unipol, elaborato da Ipsos.

I dati raccontano un capoluogo pugliese dai forti contrasti. Se ben nove baresi su dieci (l’87%) dichiarano di sentirsi sicuri camminando per strada durante il giorno, la percezione cambia drasticamente nelle ore notturne. Le zone franche della paura restano le solite: i mezzi del trasporto pubblico, i parchi e le periferie, mentre il “salotto buono” del centro continua a essere percepito come un’oasi protetta.

Ma qual è la vera minaccia percepita? Non sono le grandi organizzazioni criminali a togliere il sonno ai cittadini, bensì la microcriminalità predatoria. Il dato più allarmante riguarda il fenomeno delle baby gang: il 90% degli intervistati si dice preoccupato dalle bande di giovanissimi, considerate il pericolo numero uno. Per il 44% dei cittadini, la microcriminalità è diffusa e in netto aumento.

Di chi è la colpa?

L’analisi delle cause offre uno spaccato sociale impietoso. Secondo i baresi, l’insicurezza nasce da un mix letale:

  • Degrado urbano e scarso controllo del territorio (28%);
  • Diffusione di droghe (27%);
  • Crisi educativa della famiglia (26%).

Il giudizio sulla risposta dello Stato è severo: per il 59% dei cittadini, l’azione delle forze dell’ordine attuali non è sufficiente a garantire la tranquillità.

Lo studio evidenzia infine un curioso cortocircuito psicologico legato all’informazione. Ai baresi la cronaca nera piace: il 68% segue con interesse trasmissioni o rubriche sul tema. Eppure, la metà degli intervistati (52%) ammette che proprio questa esposizione mediatica aumenta il senso di insicurezza personale. Per il 44% i media alimentano la paura e per il 41% “gonfiano” la realtà, narrando gli episodi criminali così spesso da farli sembrare molto più frequenti di quanto non siano davvero. Una città, insomma, sospesa tra pericoli reali e paure indotte.

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