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Autonomia differenziata, tanti in piazza con la Cgil contro una «secessione travestita da riforma»

Un appello a tutti i cittadini, a tutte le lavoratrici e ai lavoratori, ai giovani, ai rappresentanti istituzionali, ad aderire alla manifestazione organizzata domani a Bari dalla Cgil Puglia per protestare contro l’autonomia differenziata arriva dal segretario regionale del sindacato, Pino Gesmundo. Un invito «a far sentire al Governo la voce di un Sud che…

Un appello a tutti i cittadini, a tutte le lavoratrici e ai lavoratori, ai giovani, ai rappresentanti istituzionali, ad aderire alla manifestazione organizzata domani a Bari dalla Cgil Puglia per protestare contro l’autonomia differenziata arriva dal segretario regionale del sindacato, Pino Gesmundo.

Un invito «a far sentire al Governo la voce di un Sud che ha straordinarietà potenzialità, che chiede di essere messo nelle condizioni di crescere dal punto di vista infrastrutturale e sociale e dare il proprio contributo allo sviluppo del Paese. E non ci sta ad assistere a uno Stato che alimenta disuguaglianze invece di sanarle», come afferma il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

Domani 18 febbraio, in piazza Federico II, si terrà la grande manifestazione per lanciare un allarme diffusamente condiviso in Puglia e che ha spinto Cgil, Anpi, Arci, Libera e oltre 25 associazioni a promuovere protestare contro il progetto di “secessione dei ricchi”, per una “Repubblica fondata sul lavoro, la giustizia sociale, la coesione e l’uguaglianza dei diritti”. Tante le adesioni di istituzioni, partiti, mondo della cultura: dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano alla presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, dal deputato del Movimento 5 Stelle Gianmauro dell’Olio a esponenti regionali del Partito democratico e Sinistra italiana. E ancora l’economista Gianfranco Viesti, l’ex rettore del Politecnico di Bari Nicola Costantino, il costituzionalista Nicola Colianni. Con loro Pasquale Martino dell’Anpi, don Angelo Cassano di Libera, Carmelo Rollo e Pasquale Ferrante di Legacoop, Michele Laforgia de La Giusta Causa, Tea Dubois della Rete delle donne costituenti di Puglia, Vittorio Ventura della Rete della conoscenza, Stefano Mariano dell’Unione degli studenti, Francesco Di Gregorio dell’Arci, Koblan Amissah dell’Abusuan, Leo Palmisano di Radici future produzioni, Grazia Moschetti di Action Aid, Annamaria Scarciglia, Davide Carlucci dell’associazione dei sindaci del Sud, Pierpaolo D’Arienzo dell’associazione Avviso pubblico, Uljana Gazidede della Casa delle donne del Mediterraneo, Maurizio Moscara di Io accolgo, Vincenzo De Robertis del Comitato per la democrazia costituzionale, Mariangela Ghergo di Federconsumatori, Valeria Pecere del Forum per cambiare l’ordine delle cose, Ruggiero Ronzulli di Legambiente, Corrado De Robertis dei Missionari Combiniani, Ilaria Chiapperino di Oasi2, Rosa Siciliano di Pax Christi, Vito Micunco di Rete dei comitati per la pace e Lara Marchetta del Wwf.

In occasione della manifestazione, la Cgil Puglia ha lanciato l’hashtag #unaeindivisibile per ribadire la necessità di un Paese unito contro una «secessione travestita da pseudo riforma» con la Puglia che è la seconda regione in Italia per quota di persone che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici, con oltre il 10%. «Siamo tra le regioni con le più basse performance di adempimento dei livelli essenziali e con costi maggiori connessi alla mobilità passiva sanitaria, 1,8 miliardi che vanno alle regioni del Nord – dice Gesmundo -. Pur in presenza di evidenti sperequazioni nell’accesso alle risorse del fondo sanitario. Ancora: siamo tra le regioni con più bassi salari e redditi e elevata disoccupazione, assieme agli altri territori del Mezzogiorno. Di segno contrario gli indicatori delle regioni più ricche. Se c’è un’emergenza in questo Paese è unirlo in modo sostanziale nel garantire a tutti eguale accesso ai servizi e all’occupazione. E non spingere su provvedimenti come l’autonomia differenziata che rischiano di aumentare nel Mezzogiorno i divari territoriali e il rischio esclusione sociale e desertificazione, in seguito all’alta emigrazione soprattutto giovanile sociale», conclude il segretario regionale della Cgil.

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