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Autonomia differenziata, l’annuncio di Giorgia Meloni: «Presto un incontro a Palazzo Chigi»

«Rinnovo il nostro impegno a organizzare presto un incontro tematico a Palazzo Chigi: finora è stato procrastinato per le molte scadenze e i numerosissimi incontri internazionali». Prova a gettare acqua sul fuoco Giorgia Meloni sul rapporto tra Stato centrale e regioni. La questione dell’autonomia differenziata sta radicalizzando il rapporto di sussidiarietà sancito dalla Costituzione. Da…

«Rinnovo il nostro impegno a organizzare presto un incontro tematico a Palazzo Chigi: finora è stato procrastinato per le molte scadenze e i numerosissimi incontri internazionali». Prova a gettare acqua sul fuoco Giorgia Meloni sul rapporto tra Stato centrale e regioni. La questione dell’autonomia differenziata sta radicalizzando il rapporto di sussidiarietà sancito dalla Costituzione. Da una parte il Nord del Paese che reclama la possibilità di trattenere maggiori risorse sul territorio; dall’altra il Mezzogiorno che teme di perdere opportunità di crescita.

L’occasione per la presidente del Consiglio di riaprire il confronto è stato l’evento, in corso a Milano, “l’Italia delle Regioni”, al quale la stessa Giorgia Meloni si è video collegata. «Considerate fin da ora il governo più che disponibile a ricevere contributi con il rispetto e l’attenzione che si deve alla collaborazione di livelli istituzionali importanti – ha sottolineato – per una cabina di regia come per il Pnrr». Non si è fatta attendere la reazione di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia e tra i più critici oppositori al progetto autonomista. «Giorgia Meloni ci ha rassicurati sul percorso che stiamo compiendo per dare maggiore efficienze alla pubblica amministrazione, a partire da eventuali ulteriori poteri da assegnare alle regioni – ha sottolineato-. Ha chiesto di non fare fughe in avanti ed è questa la frase chiave del discorso». Il vice presidente della Conferenza Stato-Regioni non nasconde però le sue titubanze su un progetto che da molti è stato soprannominato la “Secessione dei ricchi”. «Abbiamo cambiato l’Italia dal ‘70 ad oggi ovunque – afferma – e se alcune regioni hanno il peso di stati nazionali lo devono a questo fenomeno dei padri costituenti del regionalismo. Adesso bisogna portarlo a un ulteriore passo avanti, in dialogo con una riforma, ha detto Meloni, anche dello Stato. Significa che dal nostro punto di vista ci sarà un maggiore coinvolgimento del Parlamento e di quelle regioni meno sviluppate che dovranno essere il principale obiettivo di una maggiore autonomia delle regioni – ha concluso – per far crescere quelle meno sviluppate, non aumentare la distanza tra quelle ricche e quelle povere».

Mentre a Milano si svolge “l’Italia delle Regioni”, da Napoli l’ex ministro Francesco Boccia si scaglia contro il governo, non credendo alle aperture giunte dal presidente del Consiglio. «Prima c’è stato il tentativo del ministro Calderoli di presentare un disegno di legge sull’attuazione dell’autonomia differenziata chiaramente incostituzionale – sottolinea il senatore dem – che avrebbe spaccato il Paese in due. Adesso, dopo che quel pericolo è stato arginato, con il ritiro di quella proposta, si sta provando a portare avanti un altro tentativo, ancora più maldestro: definire i Lep attraverso Dpcm. Così facendo il governo dimostra di non comprendere la complessità del tema e la necessità di un confronto serio e di merito in Parlamento».

Fondi europei e Pnrr: la partita che non può essere persa

Il tema dell’autonomia regionale rischia di offuscare la questione principale da cui dipende la sostenibilità futura del Paese: il Pnrr. Il rispetto della scadenza del 2026 per il completamento dei lavori, nonché il rispetto delle scadenze intermedie, tiene in ansia il governo.

«Ci sono obiettivi al 31 dicembre – ricorda il ministro per il Sud e le Politiche di Coesione Raffaele Fitto -. Su questo c’è un impegno chiaro che non può essere oggetto di deroghe. Abbiamo 55 obiettivi e dobbiamo raggiungerli, non è semplice ma dobbiamo riuscire a farlo». Fitto non esclude già nei prossimi giorni il ricorso ad interventi legislativi ad hoc. «Vi è la necessità di comprendere – sottolinea il ministro – qual è la situazione reale rispetto al Pnrr e agli altri fondi europei. È necessario un monitoraggio per capire da dove si parte e rispetto alle diverse implementazioni come mettere in campo un’azione comune e condivisa. Il rischio è che la mano destra non sappia che cosa fa la mano sinistra». Proprio sul tema della spesa dei fondi europei, negli scorsi giorni il ministro Fitto aveva innescato una polemica sulla capacità di spesa della Regione Puglia. «Ha speso il 92% dei fondi europei su 4 miliardi di euro e non sui sette miliardi originariamente stanziati», affermò il ministro. Una critica che sollecitò la replica dell’ex capo di gabinetto, oggi deputato del Pd, Claudio Stefanazzi, che sottolineò come «la Puglia, in valore assoluto, rimane comunque la prima in Italia anche rispetto agli altri programmi che hanno fatto i Poc (Programma Operativo Complementare, ndr)».

Una polemica sulla quale ieri è tornato anche Michele Emiliano. «La Puglia oggi presenta un record importante – ha affermato -: siamo la prima Regione europea per la capacità di spesa dei fondi. È importante anche perché smentisce un luogo comune, cioè che il Mezzogiorno non sia capace di spendere i fondi».

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