Arriva l’assegno di inclusione: solo in Puglia 55mila domande, il 10% del totale nazionale

Mentre in Parlamento e tra le forze politiche si inaspriscono le polemiche sulla legge, che potrebbe essere approvata domattina in prima lettura al Senato, sull’autonomia differenziata, e sulla riforma che prevede l’elezione diretta del premier, ancora incardinata nella prima Commissione della stessa Camera alta, diviene operativa una delle promesse fatte dal centrodestra in campagna elettorale, cioè la trasformazione del reddito di cittadinanza in assegno di inclusione, che dal primo gennaio di quest’anno ha mandato in soffitta la principale conquista del Movimento Cinque Stelle nella scorsa legislatura.

Come previsto dalla nuova legge voluta per sostenere le persone meno abbienti e con difficoltà nel mercato del lavoro, la misura è rivolta ai nuclei familiari in cui ci sia almeno un componente minore, disabile o che abbia superato i 60 anni.

A quanti sono risultati idonei, da venerdì prossimo saranno erogati i primi accrediti. Finora sono oltre 563mila le domande presentate, secondo gli ultimi dati forniti dall’Inps, titolare delle pratiche, di queste ben l’88% è giunto proprio da ex percettori del reddito di cittadinanza. Si tratta di una platea potenziale per la nuova misura di 737mila nuclei familiari. L’importo medio stimato per ogni assegno è di 635 euro.

Lo strumento sarà pagato con la cosiddetta carta di inclusione: l’assegno può essere riconosciuto per 18 mesi e rinnovato, dopo lo stop di un mese, per ulteriori 12 mesi. Già fissato il calendario successivo: dopo il primo slot del 26 gennaio, per le domande presentate a partire dall’8 gennaio ed entro il 31 gennaio il pagamento sarà attivato dal 15 febbraio, mentre per le domande successive, l’erogazione dell’assegno verrà disposto dal 15 del mese successivo a quello di sottoscrizione del Pad, il patto di attivazione digitale, unico strumento per richiedere e poter ottenere il beneficio statale.

A regime il pagamento dell’assegno sarà per tutti i percettori il 27 del mese di competenza, come accade per gli stipendi dei lavoratori dipendenti. Tra i soggetti che finora hanno fatto richiesta di poter accedere al sussidio, sempre sulla base dei dati forniti dall’Inps, quasi la metà si concentra in due regioni del Sud, come già avvenuto per il reddito di cittadinanza negli anni della sua attuazione: si tratta di Campania, con quasi il 27% delle domande, e Sicilia, col 22. Terza la Puglia con quasi il 10% e con circa 50mila domande presentate sul portale dell’Inps, seguono il Lazio con l’8, la Calabria con il 7,7 e la Lombardia con il 6. L’assegno di inclusione è in vigore dal primo gennaio 2024, ma già a metà dello scorso anno ben 12mila pugliesi avevano di fatto perso il sussidio economico. Anche perché è cambiato l’approccio rispetto al reddito di cittadinanza, puntando ad essere un sostegno economico e di inclusione sociale e lavorativa e per cui sono stanziati circa cinque miliardi e mezzo per il 2024 e uno e mezzo per il supporto per formazione e lavoro, l’altro strumento partito il primo settembre scorso rivolto alle persone occupabili a cui è riconosciuto un benefit di 350 euro mensili ma solo per un anno che ha interessato 165mila domande, di cui solo 68mila accolte: ovviamente una platea di aventi diritto differente da quella dell’assegno.

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