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Angelo Corbo, membro della scorta di Falcone, a Bari. Emiliano: «La sua testimonianza è un valore» – VIDEO

Angelo Corbo era sull'auto di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, il 23 maggio del 1992, quando a Capaci un attentato mafioso compiuto da Cosa Nostra uccise il magistrato, sua moglie e gli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, gli ultimi tre erano su un'altra vettura. Corbo, componente della scorta di…

Angelo Corbo era sull’auto di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, il 23 maggio del 1992, quando a Capaci un attentato mafioso compiuto da Cosa Nostra uccise il magistrato, sua moglie e gli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, gli ultimi tre erano su un’altra vettura.

Corbo, componente della scorta di Falcone, è l’unico sopravvissuto tra i passeggeri di quell’auto e, oggi, gira l’Italia con il suo libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze” presentato oggi a Bari in un incontro che si è tenuto nel Politecnico alla presenza, oltre che dell’autore, del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del rettore del PoliBa, Francesco Cupertino, del questore di Bari, Giovanni Signer, della viceprefetta del capoluogo pugliese, Erminia Cicoria, di esponenti di carabinieri, polizia e guardia di finanza e numerose scolaresche.

Emiliano, nel suo intervento, ha sottolineato la «dedizione al dovere, la stima e l’affetto verso Giovanni Falcone» che rappresentano «un valore straordinario che va tramandato alle altre generazioni».

Quella strage, ha aggiunto Emiliano, «è una storia talmente forte che ciascuno di noi si ricorda esattamente dov’era e cosa stava facendo nel momento in cui ha appreso la notizia. Quante volte succede questo nella vita? Io mi ricordo che ci fu una breaking news per un incidente stradale sulla via di Capaci. Ma chi è del mestiere aveva già capito che ci fosse qualcosa di strano, così come è stato. Sebbene fossi un uomo già provato da un’esperienza del genere, portando a spalla la bara di Rosario Livatino che mi aveva insegnato il mestiere. Il colpo fu durissimo, per lo Stato, per la Repubblica e mi ricordo che piangevo disperato perché avevano ucciso il migliore di noi insieme a tante altre persone – dice il presidente della Regione Puglia -. E Falcone oltre ad essere colui il quale ha tracciato la strategia in tutto il mondo per la lotta a Cosa Nostra, era un uomo pragmatico, carismatico e che sapeva ascoltare, anche chi contava meno dal punto di vista formale ma che dà sostanza al sistema», conclude Emiliano.

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