Andria, alle origini della burrata: «Quella forte nevicata che servì a mio nonno per inventarla»

Sul finire dello scorso maggio, il Comune di Andria ha deciso di intitolare ai fratelli Lorenzo e Vincenzo Bianchino, “inventori della Burrata di Andria”, una delle rotatorie stradali più importanti, ovvero tra via Corato, via Giacomo Puccini e viale Palmiro Togliatti.

Un tributo doveroso per chi, con quella scoperta ha contribuito a far conoscere ed apprezzare questo formaggio vaccino nel mondo, tanto da meritarsi l’appellativo di “regina dei formaggi freschi”. La bontà e la genuinità del prodotto hanno fatto divenire questa prelibatezza una delle eccellenze internazionali della Puglia.

Oggi la Burrata IGP di Andria non solo vince premi e riconoscimenti internazionali, ma è arrivata sulle tavole di tutti i continenti, da Dubai a Parigi, guarda caso nella capitale del paese con più formaggi al mondo, dove ormai i nostri casari stanno portando settimanalmente le proprie produzioni e dove a breve dovrebbe financo aprirsi un punto vendita con annesso ristorante. È una eredità morale di indubbio valore quindi quella che Vincenzo Bianchino ha ormai legato indissolubilmente a se, quale nipote di quel casaro.

Tanti decenni sono trascorsi – eravamo tra il primo ed il secondo dopoguerra -, quando nonno Vincenzo e suo fratello Lorenzo, rimasero bloccati sulla Murgia andriese a causa di una fitta nevicata. Non potendo trasferire il latte munto quotidianamente in città, per non buttarlo, ebbero l’intuizione – ardita per l’epoca vista anche la mancanza di attrezzature idonee – di trasformarlo e soprattutto di utilizzare la panna che affiorava naturalmente, mescolandola con i residui della lavorazione della pasta filata e quindi di avvolgere il tutto in un involucro fatto anch’esso di pasta filata.

Vincenzo Bianchino, oggi dirigente d’azienda a Fasano, ripercorre alcune delle tappe che hanno contraddistinto l’attaccamento della sua famiglia all’arte casearia. «Nel caseificio di mio nonno con mio padre Giuseppe, i miei zii Riccardo, Raffaella e Teresa, che hanno continuato a praticare l’antica e nobile arte del casaro, ho imparato i fondamenti della vita che mi accompagnano ancora oggi: il senso del dovere, il duro lavoro onesto ed operoso, il valore del recupero delle risorse che madre natura ci mette a disposizione (proprio come aveva fatto mio nonno, “recuperando” il latte munto ed inventando la burrata andriese). Quando si è bambini, si assorbono gli esempi, si impara anche solo guardando, e da adulti, quasi inconsapevolmente, si ripetono gli insegnamenti ricevuti. Ecco come io, oggi, sono grato alla mia grande famiglia; alla loro vita esemplare devo tutto: come sono cresciuto e ciò che sono diventato».

Come si è arrivati al riconoscimento che il Comune ha tributato ai fratelli Bianchino? «Sono stato contattato da mio cugino Riccardo Tondolo, il quale mi ha coinvolto nella ricerca storica delle origini della nascita della burrata di Andria. Dopo l’idea brillante avuta durante quella famosa nevicata, grazie al successivo impegno per perfezionare la geniale invenzione, siamo arrivati a quello che oggi rappresenta la burrata andriese nel mondo, dall’ottenimento dl marchio IGP nel 2016 fino alla costituzione nel 2017 del Consorzio di tutela. L’intitolazione di un’arteria della città di Andria, non è che il riconoscimento dovuto e rispettoso verso una famiglia storica che ha amato e ama la propria terra ed i suoi prodotti. Io ho caldeggiato l’iniziativa perché meritevole nei confronti della gente di Puglia operosa, geniale ed infaticabile», conclude Vincenzo Bianchino.

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