Anche a Bari un osservatorio sui traffici di armi: l’iniziativa del Comitato per la pace sulla scia di Genova

Sarà presentato domani – durante una conferenza stampa a cui parteciperanno Nicola Colaianni del Comitato per la pace di Terra di Bari; la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci; Maurizio Moscara del comitato “Io accolgo” Puglia e il presidente di Weapon Watch di Genova, Carlo Tombola – l’osservatorio sui traffici di armi a Bari su iniziativa del Comitato per la pace di Bari. Vi aderiscono l’associazione Stella Maris, molto radicata tra i marittimi e i lavoratori del porto del capoluogo pugliese, la Cgil e i missionari comboniani a seguito del seminario dal titolo “Da dove passa la guerra? Le rotte delle armi nel Mediterraneo”, che si è svolto a Bari il 12 maggio scorso.

«Dal 2014 l’investimento in armamenti in Italia viaggia stabilmente intorno agli 8 miliardi di euro l’anno e lo scorso luglio il governo ha annunciato l’acquisto di 200 carri armati Leopard 2 per un costo stimato di 4 miliardi», scrivono gli organizzatori in una nota, spiegando che nel complesso «la spesa militare in Italia quest’anno raggiungerà la cifra record di 26,3 miliardi, cifra che è destinata a salire a 38 miliardi nel 2028, se si dovesse confermare l’obiettivo del 2% del Pil. Si tratta di risorse che potrebbero essere investite in sanità, istruzione e welfare. Ma l’industria bellica muove un tale giro d’affari che nessun taglio sarebbe permesso dai potentati che quegli interessi rappresentano e difendono», proseguono.

Il Comitato per la pace di Bari ha, così, deciso di aderire alla rete “Fari di Pace” che si propone di estendere la lotta dei lavoratori genovesi, che qualche mese fa hanno dato vita all’Osservatorio Weapon Watch coordinato da Pax Christi, anche in altre città portuali.

Si tratta, spiegano dal Comitato per la pace di Bari, di «settori della società che non si rassegnano a ridurre tutto al mero tornaconto economico e decidono, pagando anche di persona, di intraprendere azioni concrete in favore della pace». I lavoratori del porto di Genova, ricordano, fanno riferimento «alla legge n. 185/90 che vieta espressamente l’esportazione di armamenti verso paesi coinvolti in conflitti armati, si rifiutano di caricare materiale bellico su navi destinate alle zone di guerra».

L’osservatorio sarà lanciato con l’evento dal titolo “Accendiamo fari di pace: porti chiusi alle armi e aperti ai migranti” che si terrà giovedì 5 ottobre nell’ambito della settimana di mobilitazione globale per la pace in Ucraina e in preparazione della manifestazione nazionale in difesa della Costituzione convocata a Roma per il prossimo 7 ottobre.

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