Un piano casa regionale, ispirato all’esperienza dell’Emilia Romagna, per affrontare l’emergenza abitativa e dare risposte concrete a giovani, famiglie e ceto medio. È la proposta lanciata dal presidente regionale di Ance Puglia, Gerardo Biancofiore, che invita la Regione a intervenire con decisione su un tema che «non è più controllabile» e che «colpisce soprattutto i grandi centri urbani», dove il consumo di suolo è ormai ai limiti e il patrimonio edilizio presenta criticità dovute ai segni del tempo, ma soprattutto alla mancanza di interventi sistematici e costanti negli ultimi 30-40 anni.
L’idea
Il presidente dell’associazione dei costruttori propone che la Puglia segua l’esempio dell’Emilia Romagna, dove è in fase di avvio un piano da 300 milioni di euro per recuperare il patrimonio edilizio esistente e offrire abitazioni a prezzi calmierati.
«Oggi abbiamo una situazione paradossale – spiega Biancofiore – dove c’è lavoro non ci sono case, e dove ci sono case non c’è lavoro. Nelle aree interne gli immobili restano vuoti, mentre nelle città chi vuole comprare o affittare fa sempre più fatica a causa dell’aumento del costo dei canoni. Bisogna occuparsi del diritto alla casa non solo per le fasce deboli, ma anche per il ceto medio». . «Bisogna essere coraggiosi – sottolinea Biancofiore – servono regole chiare per tutti e una strategia a lungo termine, ma soprattutto serve la volontà di agire». Da evitare dunque una presa di posizione che causi un immobilismo pericoloso.
Il consumo di suolo
Al centro della proposta, una visione di rigenerazione e riqualificazione urbana senza nuovo consumo di suolo. «Noi non vogliamo costruire ancora – precisa Biancofiore – vogliamo rigenerare ciò che già esiste, riqualificare quartieri degradati e dare nuova vita agli edifici pericolosi. Quando si interviene su due o tre palazzi in un quartiere trascurato, cambia tutta la scena urbana: la riqualificazione non è solo fisica, è anche sociale ed economica».
La richiesta
Biancofiore richiama poi la necessità di un quadro normativo stabile e uniforme, che permetta alle imprese di lavorare con certezze: «Servono regole uguali per tutti, non slogan. I costi del “non fare” sono enormi e sono sotto gli occhi di tutti. Non possiamo più correre dietro all’emergenza: bisogna pianificare e dare strumenti concreti a chi vuole davvero migliorare le nostre città».