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Amata da grandi e piccini la Befana batte Babbo Natale

Una notte magica in cui tutto può avvenire. Una vecchina con un grande cappello nero, le scarpe rotte e i vestiti logori si aggira indisturbata tra i tetti delle case volando su di una lunga scopa al chiarore della luna e lascia ai bimbi più buoni calze piene di cioccolatini e a quelli meno ubbidienti…

Una notte magica in cui tutto può avvenire. Una vecchina con un grande cappello nero, le scarpe rotte e i vestiti logori si aggira indisturbata tra i tetti delle case volando su di una lunga scopa al chiarore della luna e lascia ai bimbi più buoni calze piene di cioccolatini e a quelli meno ubbidienti del carbone scurissimo. Le leggende sulla sua origine son varie, da quella pagana a quella cristiana ma lei, nonostante l’età sembra godere di ottima salute.

Nell’affascinante racconto di tradizione cristiana la sua nascita risale intorno al secolo XII quando i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riescono a trovare la giusta strada e si imbattono in una vecchina. Le chiedono informazioni e lei indica loro la via precisa da percorrere. Poi li guarda andar via e improvvisamente si pente per non averli accompagnati. È questo il momento in cui decide di preparare un cesto pieno di dolci e di girare casa per casa alla ricerca di quel bimbo di nome Gesù. In ogni camino, in ogni tetto, ogni finestra o uscio di casa c’è la speranza di trovare il focolare giusto e se così non fosse c’è sempre il desiderio di rendere felice un bambino.
Quella della Befana è una tradizione tutta italiana, nata in alcune zone prima e poi diffusasi altrove. L’aspetto della vecchina con il mento pronunciato e gli occhi da strega sarebbe anche la raffigurazione simbolica dell’anno che va via, che si è appena concluso e porta via con sé la parte meno felice, tutti gli stracci di un periodo che non torna più. L’anno vecchio, infatti, come accadeva anche in alcuni Paesi europei, porta con sé l’usanza di bruciare fantocci vestiti con abiti logori. Il carbone e la cenere da antico rituale del falò significano il rinnovamento stagionale, la fine e la nascita di un nuovo anno.
Una figura che non è solo folkloristica, quindi legata alle festività natalizie, ma che si è anche evoluta nel corso del tempo e vola con la sua scopa lungo i secoli lasciando dietro usanze e riti propiziatori a seconda delle tradizioni. Messa da parte durante la fine degli anni ‘50 con l’arrivo di Babbo Natale, vale a dire da un San Nicola dalle guance rosse e occhi buoni, quello della Befana resta di sicuro un momento che attira e nello stesso tempo spaventa i bambini. Non è la figura rassicurante di un omone che arriva sulla slitta vestito di rosso con la barba bianca pronto ad abbracciare i piccoli e a far loro coccole. La Befana ha le sembianze di una strega che incarna però saggezza, gratifica con i dolci e punisce con il carbone. E, mentre Babbo Natale è una figura dai contorni consumistici e pubblicitari, la Befana “che vien di notte” è un mito antico connesso anche ai riti propiziatori pagani risalenti al X-VI secolo avanti Cristo, una credenza popolare tutta italiana e per questo è legata ai cicli stagionali nel mondo dell’agricoltura. Nonostante l’imponente e luccicante festa della notte di Natale, con un Santa Claus che porta ai più piccoli i tanto attesi doni sotto l’albero, la vecchietta vestita di stracci non scompare, si fa largo e resta in vita con la sua calza piena di dolci, caramelle e carbone. I bambini dopo la notte del 24 dicembre e i giorni di vacanza a seguire la cercano ancora e lei risponde, non scompare. Non sono solo i dolci il richiamo, ma l’alone di mistero racchiuso nel suo sguardo apparentemente cattivo. Nel buio della notte tra il 5 e 6 gennaio aspetta che tutti vadano a dormire ed entra nelle case dei bimbi con dolcezza e magia e tutte le feste porta via.

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