“Amaranta”, Fumarulo firmò l’atto di concessione del bene confiscato: «Istituzionalizzò l’antimafia sociale»

A firmare l’atto di concessione del bene confiscato alla mafia in cui è stato inaugurato oggi il centro diurno di accoglienza per le vittime di tratta “Amaranta” a Bari, fu l’allora dirigente dell’ufficio per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata della Regione Puglia, Stefano Fumarulo, scomparso prematuramente nel 2017 a 38 anni.

Il suo impegno è stato ricordato oggi alla presenza del ministro per l’Interno Matteo Piantedosi, in occasione dell’inaugurazione del centro in una villa confiscata al clan Capriati, sul litorale di San Giorgio.

Si tratta della prima drop house (centro di accoglienza diurno) destinata alle donne vittime di tratta: un luogo di ascolto, aggregazione, formazione e inclusione lavorativa, promosso dalla cooperativa sociale Caps e dall’associazione Micaela onlus in partenariato con la cooperativa sociale Artes, dall’associazione culturale Origens e con il sostegno del Comune di Bari.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato che «l’alternativa non repressiva» alla criminalità è partito dalla necessità di «creare un patto tra istituzioni, popolo e scuole, che cambiasse il modo di intendere la mafia, anche ridicolizzandola». Emiliano ha spiegato l’importanza di dire «ai ragazzi che la scelta mafiosa non è un modello da seguire: noi eravamo costretti, quando diventai sindaco, a separare le sepolture per clan, in modo tale che i parenti non si trovassero al cimitero perché rischiavano di spararsi ancora».

«Il lavoro che è stato fatto – ha aggiunto – è basato sulla istituzionalizzazione dell’antimafia sociale che è diventato un ufficio prima in Comune poi in Regione. Stefano era un criminologo che conobbi da magistrato, che poi mi seguì nel lavoro in Comune e in Regione. È quello che ha trasmesso il modello che tiene insieme una intera comunità: sia le forze dell’ordine sia quelli come lui che, avendolo imparato dal padre, si occupano di dare una speranza a chi sembrava non ne avesse, dando delle occasioni agli ultimi e creando una società più giusta».

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