«Moro ha segnato con i suoi interventi la scrittura della Costituzione della nostra Repubblica. La sua eredità così grande viene troppo spesso dimenticata». Esordisce non senza una vena di rammarico Gero Grassi, nativo di Terlizzi e tre volte deputato tra il 2006 e il 2018. Lui che solo nell’ultimo anno ha tenuto più di un centinaio di eventi proprio sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro per preservarne e trasmetterne l’eredità.
Torniamo come ogni anno a ricordare l’anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Perché è ancora così importante parlarne?
«Sono tre a mio avviso i motivi fondamentali per i quali è così importante ricordare la figura di Aldo Moro. Innanzitutto perché con i suoi interventi il leader della Democrazia Cristiana ha segnato la scrittura della Costituzione, centrandola sulla persona e insegnandoci che questa, con i suoi diritti, viene prima di qualsiasi altra cosa, anche dello Stato. Il secondo motivo è che negli interventi, nelle lezioni e negli articoli di Aldo Moro le due parole più utilizzate sono “pace” ed “Europa”, due concetti che non sono mai stati così importanti e centrali nel dibattito pubblico come in questo periodo. Il terzo motivo è che Moro non è morto ma è stato ucciso, e la verità aiuta a crescere. La Repubblica, la democrazia e il popolo hanno continuamente bisogno di questa spinta verso la progressione e il miglioramento».
La lezione di Moro è quindi dimenticata dalla politica?
«Purtroppo non è la classe dirigente ad aver dimenticato Moro ma il Paese. Viviamo in degli anni in cui si pensa che basti frequentare i social network e gli spazi digitali per partecipare alla vita della società e informarsi. Ormai tutti pensano di poter dire e fare qualsiasi cosa, di sapere e capire qualsiasi argomento. È un errore: l’unico modo che abbiamo per crescere è studiare. Per questo la lezione di Moro è passata in secondo piano. Io dal canto mio cerco di diffondere la conoscenza della storia e del personaggio il più possibile. L’ultimo evento a cui ho partecipato si è tenuto ieri a Lucca. Quando la gente e i giovani conoscono la storia di Moro ne rimangono affascinati».
Qual è infine il rapporto di Moro con la sua Puglia?
«Moro è nato a Maglie, poi si è trasferito prima a Taranto, a Potenza e poi è arrivato a Bari dove è rimasto fino al 1963, quando è diventato presidente del consiglio. Nonostante questo non ha mai dimenticato la sua terra di origine e negli anni, fino al 1977, ha continuato a visitare la Regione e i suoi Comuni. Solo per fare un esempio, dal 1946 al 1977 è stato presente a Terlizzi ben 23 volte. Si provi a trovare oggi un deputato che possa vantare numeri del genere anche in comunità molto piccole. Non ce ne sono».