Al Sud portafogli più vuoti del 10%: il carovita penalizza la Puglia

Gli italiani penalizzati dal caro vita hanno perso 1.756 euro a testa negli ultimi tre anni (-9,1%), e non è finita qui. C’è una seconda cattiva notizia: in termini relativi l’inflazione ha svuotato i portafogli dei residenti al Sud picchiando duro con un -10%. Questo è quanto evidenziato da un’analisi del Centro Studi Tagliacarne sull’impatto dell’indice Istat dei prezzi al consumo sul reddito degli italiani nell’ultimo triennio. «Le regioni del Mezzogiorno rischiano di essere discriminate non solo a causa dell’incremento dei prezzi, ma anche per il minor livello dei redditi e a causa della composizione del loro “paniere” di consumo». A sottolinearlo è Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, che aggiunge: «Se, ad esempio, rapportiamo la riduzione di potere di acquisto al complesso dei beni e servizi prodotti vediamo che la perdita del Mezzogiorno è in termini relativi superiore di circa un terzo a quella subita dal Centro-Nord, con punte molto alte in Sicilia, Puglia e Calabria. Inoltre, la maggiore componente di consumi alimentari delle famiglie del Sud, a fronte dei rincari particolarmente alti degli ultimi mesi, le espone a ulteriore penalizzazione». Qui il tasso d’inflazione sul reddito pro-capite disponibile incide in maniera più generalizzata. Ben 6 delle 10 regioni che registrano cali percentuali maggiori della media nazionale sono meridionali, a pesare sono soprattutto le spinte inflattive su prezzi di casa, energia e alimentari.

I dati sul caro prezzi sono confermati anche da l’Unione Nazionale dei Consumatori che pochi giorni fa, sulla base dei dai Istat recentemente pubblicati, ha stilato 3 classifiche riguardanti i rialzi: prodotti alimentari, caro vacanze e quella relativa a tutti i beni e servizi.

Secondo Unc, tra i prodotti alimentari, è l’Olio, diverso da quello di oliva, che si impenna del 68,7% rispetto a giugno 2021 al secondo posto c’è il Burro e a seguire pasta fresca, farina e pomodori, chiude la top ten il Pollame (+15,1%), che risulta la tipologia di carne più rincarata.

Invece secondo la classifica relativa a tutto il paniere Istat, i Voli europei decollati risultano aumentati del 139% rispetto a giugno 2021, poi c’è l’Energia elettrica del mercato libero (+87,5%) che oramai si è adeguato con gli interessi agli aumenti scattati a partire da un anno fa nel mercato tutelato, al punto che ora il libero batte nei rincari il servizio di maggior tutela che invece resta in 5° posizione con +67,6%. Medaglia di bronzo ai Voli intercontinentali (+70,7%) mentre in 4° posizione l’Olio diverso da quello di oliva con +68,7%, in sesta il Gas con +67,3%. Seguono il Gasolio per riscaldamento (+52,9%), Gpl e metano (+38,2%).

Ad una situazione già fortemente compromessa si aggiunge la crisi di Governo avviata alla vigilia di un nuovo decreto anti- rincari che ha, a quanto pare, le risorse per essere finanziato, infatti al contrario di quanto paventato da Lega e M5S non avrebbe bisogno di uno scostamento di bilancio, ma potrebbe non beneficiare della compattezza politica necessaria per essere debitamente formulato.

Secondo Sbarra, leader Cisl «Innescare una crisi di Governo in un momento così delicato per il Paese, con l’avanzare di una crisi economica incalzante, un’emergenza pandemica che non accenna a placarsi e le conseguenze terribili dell’inflazione su redditi risparmi, è qualcosa di totalmente insensato. Tanto più assurdo se la paralisi arriva su un decreto che stanzia oltre 20 miliardi su aiuti a lavoratori, pensionati, famiglie e imprese falcidiati da una caro-prezzi tornato a livello degli anni Ottanta».

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