Nel Sud Italia ci sono più disoccupati che in tutta la Germania (501mila, escluse le isole, contro 497mila). In termini percentuali la distanza si decuplica: 1,2% dell’intera forza lavoro tedesca mentre al Sud si raggiunge il 10,3%. Basta questo dato diffuso da Eurostat (l’ufficio di statistica dell’Unione europea) per dare l’idea dell’arretratezza economica del Mezzogiorno.
Un dato particolarmente eclatante è quello che riguarda, poi, l’occupazione femminile: in Sicilia e Campania si registrano i dati peggiori d’Europa, con il 29,1% di occupate (seguono Calabria e Puglia). Numeri che stridono ancora di più se confrontati con quelli della regione finlandese dell’Aland dove l’83,5% delle donne ha un lavoro. L’Eurostat fa anche un altro confronto tra il Sud Italia e la Germania, prendendo in esame le difficoltà di rientro nel mercato del lavoro: sono del 32,4% Oltralpe e del 64,4% nel Meridione.
Da Roma in giù, quindi, le difficoltà a trovare un nuovo lavoro sono il doppio rispetto che in Germania. Si potrebbe andare avanti all’infinito in un paragone che mette in evidenza le grandi contraddizioni europee, con un’area che si è avvantaggiata delle politiche economiche continentali ed un’altra, invece, che non è ancora riuscita a cogliere il treno europeo. Sullo sfondo le responsabilità della politica che negli anni non ha creduto fino in fondo sulle opportunità del Sud. Tocca al Piano nazionale di ripresa e resilienza, adesso, accorciare i divari.
Le polemiche all’interno della maggioranza di governo non mancano. Da una parte i “meridionalisti” difendono il principio che il 40% del Piano sia destinato e speso al Sud; dall’altra le Regioni del Nord che vorrebbero, forti della loro capacità di programmazione, una fetta maggiore di risorse europee. Riguardo ai dati diffusi da Eurostat, il senatore del Pd Dario Stefàno incalza l’esecutivo. «Un’ingiustizia insopportabile – afferma – uno schiaffo ai nostri giovani e un freno allo sviluppo dell’intero Paese. Basta con la politica delle mance e dell’assistenzialismo nel Mezzogiorno. Chiediamo sviluppo industriale, infrastrutture e centri per l’impiego adeguati». Stefàno, che è presidente della commissione Politiche Ue del Senato, manda un segnale agli alleati di governo. «Con il Pnrr si può fare – prosegue – ma basta con i giochetti dei ministri del Nord che sulla carta si impegnano a garantire il 40% di risorse da destinare al Mezzogiorno e poi nei decreti applicativi molto spesso di questo impegno non c’è più traccia».
Il tema del rispetto della soglia è ancora al centro del dibattito politico con la ministra Mara Carfagna che garantisce sulla linea del governo. L’ultima volta l’ha fatto a Bari, in occasione dell’evento sul Pnrr organizzato alla Fiera del Levante da Confcommercio. «La scelta di riservare il 40% al Sud è indicativa della nostra volontà – ha affermato -.Il Sud sarà la piattaforma logistica del Paese attraverso le Zes (Zone economiche speciali, ndr)». Sui risultati non verrà soltanto “pesata” la credibilità dell’Italia sul palcoscenico europeo ma anche la sostenibilità delle casse dello Stato. Con lo spreed in risalita e il rapporto debito/Pil oramai stabilmente oltre il 150%, se non riparte il Sud non riparte il Paese.