E se, in un futuro più o meno prossimo, in Puglia e nel resto d’Italia si cominciasse a lavorare per soli quattro giorni a settimana e senza decurtazioni di salario? La prospettiva, che secondo l’osservatorio Aforisma riguarderebbe 931.632 dipendenti delle aziende di Bari e dintorni, sembra più concreta dopo le proposte dei sindacati, le timide aperture del ministro Adolfo Urso e i risultati di una sperimentazione condotta in Inghilterra da giugno a dicembre dello scorso anno.
Già, perché nel Regno Unito sono stati 2.900 i lavoratori e 61 le aziende coinvolti in un progetto-pilota che ha successivamente riaperto il dibattito sulla cosiddetta “settimana corta” (o addirittura “cortissima”) anche in altri Paesi, a cominciare proprio dall’Italia. I risultati sono stati sorprendenti: nei sei mesi di sperimentazione la produttività delle aziende è aumentata mediamente dell’1,4% e, parallelamente, il 39% dei dipendenti si è detto meno stressato, il 54 soddisfatto della possibilità di conciliare impegni personali e professionali in modo più agevole e il 15 non tornerebbe al vecchio regime neanche a fronte di un aumento di stipendio. Ecco perché, alla fine, il 92% delle imprese coinvolte è intenzionato a confermare la settimana corta, mentre il 18 l’ha già fatto.
Uno scenario incoraggiante, quello emerso dalla sperimentazione condotta oltremanica, che adesso “stuzzica” le sigle sindacali italiane. Il primo a gettare il sasso nello stagno è stato Luigi Sbarra, il segretario nazionale della Cisl, che ha parlato della settimana corta come della ricetta giusta per «accompagnare le trasformazioni tecnologiche, redistribuendo il lavoro in modo da salvaguardare occupazione, aumentare i salari, radicare gli investimenti, rilanciare la produttività e qualità del lavoro». Di qui la disponibilità della Cisl a negoziare, a livello aziendale, una riduzione dell’orario di lavoro nella misura del 20%. Anche la Uil e la Cgil si sono dette favorevoli all’introduzione della settimana corta con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro e dare ai dipendenti delle aziende la possibilità di seguire programmi di formazione retribuita nel “giorno libero aggiuntivo”. Questa prospettiva, come si diceva, riguarderebbe poco meno di un milione di lavoratori dipendenti nell’intera Puglia e, probabilmente, contribuirebbe a ridurre il numero dei disoccupati che oggi, sempre secondo i dati dell’osservatorio Aforisma, tocca quota 205mila.
Adesso non resta che attendere le mosse del governo Meloni. Un’apertura è arrivata da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che si è detto «disposto a riflettere partendo dalla realtà». Parole con le quali l’esponente del governo Meloni ha voluto mettere in guardia in guardia da un rischio che la settimana corta porta con sé: visto che al Nord si registra una più alta concentrazione di aziende, mentre al Sud l’occupazione è molto bassa, la settimana corta potrebbe alimentare un esodo di giovani e forza lavoro dalla parte più povera a quella più ricca del Paese. Nello stesso tempo il deputato Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera, ha annunciato l’apertura di un’indagine conoscitiva sul modello della settimana corta, destinata a concludersi entro l’autunno. L’obiettivo è quello di chiarire le possibili modalità di concretizzazione della settimana corta.
Il primo nodo è quello normativo: il governo Meloni pensa a un intervento normativo per disciplinare la nuova organizzazione del lavoro, mentre i sindacati spingono per un movimento dal basso e cioè per un’iniziativa condotta dai vertici e dai dipendenti delle imprese. Il secondo nodo riguarda il modello organizzativo da adottare. In Europa e nel resto del mondo, infatti, sono state scelte diverse modalità di attuazione. In altre parole, non è detto che anche ai lavoratori italiani si lasci il venerdì libero a parità di retribuzione, perché è possibile optare per un modello che preveda come libero “aggiuntivo” un giorno diverso dal venerdì oppure per uno in cui questo stesso giorno venga destinato ad attività formative retribuite dall’azienda. Si vedrà. Certo è che, al momento, il dibattito sulla settimana corta è aperto e destinato a entrare nel vivo nel giro di qualche settimana: all’orizzonte, anche per i pugliesi, potrebbe esserci un’autentica rivoluzione nelle modalità di lavoro e negli stili di vita.