Il cartello affisso presso alcuni magazzini della zona annonaria non lascia adito a dubbi: “A causa di pioggia e vento, le ciliegie saranno ritirate a partire da lunedì 13 giugno“. Tre giorni pieni di fermo e di mancanza di code di auto cariche del famoso e tanto vituperato “oro rosso” pronto per essere scaricato nei magazzini di commercianti a prezzi sempre più bassi. Si continua così da anni ma questa campagna cerasicola sarà ricordata anche per la sospensione di quello che ormai è solo una parvenza di mercato e di asta. Non c’è una vera e propria asta, non c’è alcun controllo pubblico delle operazioni, la zone annonaria in questo periodo assomiglia sempre di più ad una zona franca con proprie regole.
Ciliegie “ferrovie” il cui prezzo varia da un euro a due euro al chilogrammo e che, ironia della sorte, vengono fotografate sui mercati nazionali della grande distribuzione fino a venti euro al chilogrammo. Un’offesa per i piccoli produttori costretti all’umiliazione ma anche per la comunità intera che, molte volte, si è identificata con un prodotto così caratterizzante.
Le motivazioni addotte da chi non ritira più le ciliegie sono varie. Dalle condizioni meteorologiche al calibro delle ciliegie stesse. Ma c’è anche un altro aspetto che non va sottaciuto: l’esigenza dei mercati internazionali da cui a volte i camion di ciliegie tornano al mittente a causa del calibro del prodotto. Una crisi, quindi, che vede sicuramente soccombere i piccoli produttori ma che riguarda l’intera filiera: produttori, mercati locali, commercianti.
Il problema è il puntuale ripetersi di momenti di scoramento dell’intera filiera durante il periodo della maturazione del prodotto; il tutto poi diventa un problema del passato fino all’arrivo della prossima campagna cerasicola.
Ci sono due criticità evidenti in una vicenda che ha risvolti economici così corposi: la prima è l’assenza pressoché totale delle associazioni di categoria e dei sindacati, tutti compresi. Ad eccezioni di qualche dichiarazione ufficiale, che lascia il tempo che trova, le associazioni di categoria mostrano tutte le lacune del caso e una incapacità di iniziative strutturali a difesa dei produttori e dell’intera filiera. La seconda criticità è dovuta alla sostanziale cancellazione dell’asta regolamentata e che possa dare garanzie ai produttori ma anche ai compratori.
In città, in queste ore e per iniziativa della neonata associazione “Kruger” presieduta dal gestore del ristorante Pashà Antonello Magistà, cinque chef stellati e famosi su tutto il territorio nazionale cercheranno di declinare e promuovere la ciliegia di Conversano. Lo faranno anche con il sostegno di quei commercianti che in queste ore non stanno ritirando il prodotto. Una specie di corto circuito evidente che dimostra, ancora una volta, la crisi della filiera e lo strabismo di un mercato che ha bisogno di regole certe. Sono ore difficili per la comunità e per la sua economia e, nonostante l’importanza dell’iniziativa in corso, l’unica cosa che sembra certa è l’impotenza di creare un processo virtuoso che ha bisogno dell’apporto di tutti. Senza un intervento strutturale, senza una regia delle amministrazioni pubbliche, senza il lavoro delle associazioni di categoria che dovranno pur destarsi da questo sonno che dura da decenni, l’oro rosso è destinato a momenti ancora più complicati. Intanto anche oggi, domenica 12 giugno 2022, le ciliegie non si potranno conferire ai magazzini più “grossi” della città. Con ciò che ne consegue per i piccoli produttori impotenti di qualsiasi azione.