A Cerignola il sindaco sfida la mafia: «Fuori dai cantieri»

La denuncia è pubblica. «La settimana scorsa, in uno dei quindici cantieri aperti nella città, è comparso il braccio destro di uno dei capi delle famiglie malavitose che soffocano la nostra città. Sono intervenuto immediatamente, non appena mi è stata segnalata la questione peraltro con fotografie, e ho denunciato il tutto alla forza pubblica. Il pericolo c’è, è incombente e solo chi è irresponsabile non vuole ammetterlo». È questo il passaggio più importante di tutto l’incontro che il sindaco di Cerignola, Francesco Bonito, ha avuto venerdì scorso con i cittadini per illustrare le attività ad un anno dall’inizio del mandato. Dopo aver ricordato come la sua elezione, a ottobre 2021, sia avvenuta dopo due anni di commissariamento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose, Bonito ha raccontato l’episodio che si riferisce alla presenza di un esponente della criminalità all’interno del cantiere che sta riqualificando una delle piazze centrali della città. Un evento che alcuni hanno portato all’attenzione di Bonito, sottolineando come anche con la sua presenza a Palazzo di città la commistione con pezzi di mondi che gravitano nell’orbita delle famiglie mafiose è ancora presente.

Il sindaco, appresa la notizia, è andato su tutte le furie e ha chiamato il titolare della ditta appaltatrice chiedendo di impedire a chiunque sia in odore di legami con la criminalità di collaborare per i lavori oggetto dell’appalto. Non solo, sempre il primo cittadino, in seguito a questo avvenimento, ha deciso di alzare l’attenzione su tutti i lavori commissionati dall’amministrazione comunale. Una tolleranza zero, nonostante, proprio per l’alta presenza di pregiudicati e di prestanome la contaminazione tra legalità e illegalità è sempre molto alta.

Come racconta anche l’ultima relazione della direzione investigativa antimafia. E proprio partendo da quella relazione, il sindaco ha sottolineato l’osmosi tra mondi criminali e la legalità: «Ho letto con attenzione la relazione semestrale della Dia, soprattutto nella parte relativa alla cosiddetta “zona grigia” che determina la borghesia mafiosa, e al di là degli scioglimenti dei consigli comunali dei centri economici più importanti della Capitanata, ciò che deve allarmare l’intera classe politica, chiamata quotidianamente ad affrontare il rischio infiltrazione, è il forte consenso sociale dei gruppi criminali sui territori. Un consenso così ampio da rendere la mafia un oggetto sconosciuto, lontano dai radar dell’opinione pubblica ormai assuefatta ad una gerarchia formatasi a colpi di violenza e intimidazioni».

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