Una giurisdizione imparziale, con giudici imparziali, che va difesa, in un mondo che soffre fortemente la carenza di risorse. L’apertura della tre giorni del 27esimo Congresso nazionale dell’Associazione nazionale giovani avvocati, è l’occasione per affrontare tematiche stringenti, alle quali le recenti riforme non hanno evidentemente dato risposta. Anzi. «C’è il rischio che le novità che qualcuno si appresta a presentare o a richiedere – avverte dal palcoscenico del teatro Piccinni di Bari il presidente della Corte d’appello, Franco Cassano – possano incidere sull’indipendenza e sull’autonomia della magistratura, che non sono privilegi di casta ma prerequisiti perché la giurisdizione sia imparziale. Una giurisdizione imparziale pretende che i giudici siano indipendenti, soprattutto dalla politica».
Cassano non esita: «Si parla tanto di riforme della giustizia – aggiunge – ma avremmo avuto bisogno di aggiustamenti della legge Cartabia, sia nel civile che nel penale. Possono sembrare piccole cose che però, se chieste con unità di intenti, possono migliorare il nostro mondo». Un mondo che soffre della cronica carenza di risorse: «Mancano i magistrati, l’ufficio del processo è già in crisi, non ci sono gli stagisti, mancheranno i giudici ausiliari. Abbiamo il dovere di chiedere fortemente, tutti insieme – rilancia – che la prossima legge finanziaria impegni risorse aggiuntive per il mondo della giustizia, e che non sia così parsimoniosa come invece, a quanto pare, sarà. Se vogliamo conservare il rilievo sociale delle nostre professioni – conclude – e se vogliamo che i bisogni di una società complessa confluiscano nel diritto, dobbiamo difendere il nostro ruolo di interpreti delle norme».
E sull’importanza di una giurisdizione libera interviene anche il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi: «Dobbiamo difenderci con forza, in questo momento, da un attacco sottile alla giurisdizione, dall’idea che chi fa diritto e chi fa i processi non è più importante, perché altre sono le regole – ribatte – Esercitare la giurisdizione attraverso il giudice, il pubblico ministero ma soprattutto attraverso l’esercizio del diritto della difesa è elemento essenziale per una società democratica. Varie ragioni e vari elementi vanno contro questi concetti: dalla crisi economica all’idea che i processi debbano essere rapidi e non più utili. Dobbiamo invece essere uniti – conclude – per difendere la dignità di ciò che siamo: la dignità dell’avvocato, del giudice e del pubblico ministero».
In apertura, il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha evidenziato che l’associazione è «la forza, la linfa vitale, il cuore pulsante nonché il presente e il futuro dell’avvocatura», mentre il vicesindaco di Bari Eugenio Di Sciascio ha ricordato: «Voi siete i giovani avvocati e avete responsabilità più importanti di altri, perché rappresenterete il riferimento dei cittadini che cercano trasparenza e certezze».
Dopo l’intervento del presidente del tribunale Alfonso Orazio Pappalardo, e quello uscente dell’Aiga Francesco Paolo Perchinunno, anche quello del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bari, Salvatore D’Aluiso, che ha fatto il punto sulla riforma della giustizia in programma con «ripercussioni non soltanto per gli avvocati – ha detto – ci sono problemi di varia natura: organizzativi, di approccio, come tutte le riforme. Adesso siamo in una fase sperimentale, sarà il futuro a dire se questa riforma ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva o se sarà l’ennesima riforma fine a se stessa. La riforma doveva essere strumento per accelerare i tempi della giustizia, mi auguro che si trasformi in un concreto risultato».
I dati relativi alla situazione attuale sono stati resi noti da Daniele Lucente, presidente della sezione di Bari dell’Aiga: «Più della metà dei giovani avvocati dichiara un reddito inferiore ai 15mila euro. Solo un avvocato su quattro sotto i 35 anni dichiara di avere un figlio. E manca la fiducia nella professione, oltre il 50% dei giovani avvocati dichiara di avere scarsa fiducia nella professione e nel futuro. Ripartiamo da Bari – ha invitato – chiedendo alle istituzioni e al ministro Nordio di essere ascoltati».