Le aree del mar Mediterraneo interessate dalla formazione dei fenomeni naturali noti come uragani mediterranei o “medicane” – dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean e hurriCANE – sono caratterizzate da una sensibile diminuzione di temperatura della superficie del mare qualche giorno prima della genesi di questi eventi estremi.
È quanto rivela uno studio – dal titolo Fingerprinting Mediterranean hurricanes using pre-event thermal drops in seawater temperature – recentemente pubblicato sulla rivista internazionale “Nature – Scientific Reports” e coordinato dai ricercatori del dipartimento di Scienze della terra e geo-ambientali dell’Università “Aldo Moro” di Bari, svolto in collaborazione con il Cnr-Isac, gli atenei di Venezia Ca’ Foscari, Catania e di Genova e dell’Area marina protetta del Plemmirio di Siracusa.
La ricerca ha analizzato le temperature superficiali del Mediterraneo nei giorni precedenti la genesi di 52 differenti eventi di cicloni mediterranei avvenuti dal 1969 al 2023.
«Abbiamo selezionato tutti i cicloni con caratteristiche simil-tropicali, che si sono generati nel Mediterraneo in un periodo di circa 50 anni, in confronto con i più intensi cicloni extratropicali che, nello stesso intervallo di tempo, hanno prodotto più danni lungo le aree costiere», spiega il dottor Giovanni Scardino, giovane ricercatore del dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’Università di Bari, primo autore della ricerca e vincitore di recente di un finanziamento di ateneo per lo studio dei medicanes.
Il professor Mario Marcello Miglietta, ordinario di Fisica dell’atmosfera dell’UniBa e associato di ricerca del Cnr-Isac, co-autore della ricerca, descrive la metodologia utilizzata: «Analizzando le differenze di temperatura della superficie del mare, registrate nei dieci giorni precedenti la ciclogenesi, abbiamo riscontrato un’importante diminuzione (tecnicamente definita thermal drop), fino a 4°C nei casi più estremi. Questa peculiarità sembra essere caratteristica quasi esclusiva dei medicanes. Il fatto che tale fenomeno si manifesti qualche giorno prima del loro sviluppo – aggiunge – potrebbe essere una forma di precursore di tali eventi che potrebbe comportare importanti considerazioni relative alla mitigazione del rischio costiero indotto dall’impatto degli uragani mediterranei».
I risultati dello studio «hanno mostrato un comportamento peculiare dei medicane che, se confermato su un più esteso dataset, potrebbe rappresentare uno strumento utile alla previsione dei medicane con alcuni giorni di anticipo», spiega Miglietta.
L’efficienza e la validità del thermal drop sarà verificata su un maggior numero di eventi anche con il coinvolgimento di più gruppi di studio. «Per fare questo – spiega il professor Giovanni Scicchitano del dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’UniBa – abbiamo già sviluppato una piattaforma Web Gis pubblica, sulla quale sono stati inseriti tutti i dati che abbiamo utilizzato finora nonché i dati recentemente pubblicati da altri gruppi di lavoro».
L’intento è quello di «sviluppare un sistema nel quale differenti gruppi di ricerca possano far confluire i loro dati e prelevarne altri che possano essere di loro interesse».