Transizione energetica, Bratta: «La Puglia è un modello, ma ora serve fare ricavi»

Con gli aumenti che hanno fatto salire le bollette alle stelle come mai era capitato nella storia recente del nostro Paese, le famiglie sono piegate, le imprese rischiano il blackout e i settori energivori sono sempre più a rischio.

«Il tema è complesso. L’energia è un vettore strategico. È vero, stiamo subendo i costi ed è pesante, ma stiamo perdendo una grande opportunità: quella di realizzare un cambio di passo ed una vera transizione energetica». Lo dice in maniera netta Giuseppe Bratta, presidente regionale del Distretto produttivo pugliese delle Energie rinnovabili e dell’efficienza energetica “La Nuova Energia”, che rappresenta il sistema produttivo regionale pugliese della green economy in cui vi sono circa 300 aziende e tutte le università pugliesi.

«In questo momento – continua Bratta – la risposta del nostro Paese è miope. Rimpiazzare la fornitura di gas dalla Russia cercando alternative e facendo accordi internazionali diversi, non è una strategia energetica che vede al centro le persone e le aziende. Continuare a dipendere dalle fonti fossili (petrolio e gas) non è un modello sostenibile sia a livello ambientale che economico. Quello di cui abbiamo bisogno invece, è la possibilità di autoprodurre energia sia come singoli cittadini, sia come imprese. Questa è la vera autonomia». A ciò il Presidente del distretto “La Nuova Energia” aggiunge: «Sul tema delle semplificazioni non si sta facendo nulla. Il Governo dovrebbe adottare una politica regolatoria che ci sleghi dal ruolo dell’essere perennemente clienti e subordinati. Su due terzi della bollette pesano gli oneri di sistema, le accise e l’Iva che sono entrate statali o parastatali. Non si può andare avanti così, e la scelta deve essere politica. Il metodo che subiamo è quello di pochi soggetti che fanno il mercato, noi proponiamo una soluzione decentrata e quindi più democratica».

Il tema “rigasificatore” infine: «Per questa soluzione – conclude il presidente – gli investimenti sono ingenti e dunque dovrebbe valere la regola che si possa immaginare un soluzione per rientrare rispetto al totale delle somme spese. La Puglia in questo momento produce il doppio dell’energia di cui ha bisogno. Consuma circa il 6% di energia nazionale, producendo il 12% se sommiamo tutte le fonti interessate. Il dato importante quindi, è che in questo momento la Puglia è “un produttore di energia a tutti gli effetti che esporta nelle altre regioni”. Il fatto negativo è però, che a fronte di questo servizio non le viene riconosciuto nulla a livello governativo. Quindi io cosa chiederei? Che le regioni che fanno dei sacrifici e producono mettendo a disposizione il proprio territorio per il bene comune, vengano ricompensate. Servirebbe una sorta di divisione federale sul tema energia e la Puglia dovrebbe diventare un riferimento riconosciuto a tutti gli effetti. Se noi continuiamo a investire e a fare investire in questa regione senza che ci venga conferito nulla in termini di risorse, è vero che vinciamo in termini di generosità, ma rispetto alle altre regioni del Nord non patrimonializziamo. E questo è discriminatorio».

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